Scott Roeder, Eric Rudolph, Anders Behring Breivik. Tre nomi, di cui forse i primi due non molto noti da noi. I nomi di tre pericolosissimi terroristi religiosi. Il primo è responsabile della morte del ginecologo George Tiller, il 31 maggio 2009, azione eseguita per punire il medico per gli aborti compiuti e per “proteggere i bambini” da ulteriori interruzioni di gravidanza, considerate un attentato alla “sacralità della vita”. Nel 2010 Roeder è stato condannato all’ergastolo. Il suo omicidio ricorda quello del dottor Barnett Slepian, ucciso da James Charles Kopp nel 1988, sempre a causa delle sue pratiche abortive. Il secondo, membro del gruppo cristiano estremista Christian Identity, è stato ritenuto colpevole di tre omicidi e di più di centocinquanta ferimenti realizzati in nome della battaglia contro l’aborto e contro l’omosessualità, considerati due abomini innaturali e anticristiani. È anche l’autore dell’attentato delle olimpiadi di Atlanta del 27 giugno 1996 dove di verificarono due morti e 111 feriti (che avrebbero potuto essere molti di più). Al momento del suo arresto, nel 2003, era stato inserito nella lista dei dieci criminali latitanti più pericolosi d’America. Nel 2005 è stato condannato a cinque ergastoli. Incidentalmente, se date un’occhiata alla foto a sinistra, non vedete quello che sembra davvero un “bravo ragazzo”? Del terzo, infine, Anders Behring Breivik, uccisore di settantasette persone a Oslo il 22 luglio 2011, fondamentalista cristiano ossessionato dalle opere di Bernardo di Chiaravalle, ho già parlato in un altro post. Si tratta sicuramente del più noto dei tre terroristi citati (almeno qui in Europa).
Alcuni cristiani provano fastidio a considerare questi tre uomini come terroristi alla stregua di Bin Laden. Anche se con quest’ultimo due di loro hanno condiviso l’inserimento nella stessa lista dei criminali più ricercati. “Si tratta di eccezioni rarissime”. “Non si tratta di veri cristiani”. “Gli islamici ce l’hanno nel sangue; per i cristiani è diverso”. Sono questi alcuni degli argomenti che vengono portati per interpretare le gesta dei terroristi religiosi cristiani e per differenziarle da quelle dei terroristi religiosi islamici. “Il Cristianesimo è una religione di pace”, si dice, che “ha elevato il perdono a virtù ed esortato a evitare di condannare e giudicare”. Come si spiegano allora questi abomini? Appunto, evocando la logica dell’eccezione, della malattia mentale (“Sono pazzi, non veri cristiani”), della distanza dalla comunità dei veri cristiani. Tutto ciò, però, fa dimenticare che la ragione per la quale questi tre uomini hanno sparso il sangue di altre persone è la religione stessa. Non la malattia mentale, non l’appartenenza a una setta, né una particolare tendenza omicida. Ma la religione stessa. Perché le religioni sono arsenali di argomenti che possono essere adoperati in un senso o nell’altro. Del resto, i libri sacri sono complessi, ricchi di riflessioni, composti in epoche diversissime. E, tra gli esiti possibili, vi sono anche l’assassinio, la strage, l’abominio. Tutto certificato. Tutto nel nome di Dio. Lo dicono i testi sacri. Quelli cristiani e quelli islamici. E allora, come facciamo a dire davvero che il terrorismo religioso sia appannaggio dei soli gruppi islamici?