È ancora forte presso l’opinione pubblica la tentazione di spiegare fenomeni come gli attentati terroristici di Barcellona di qualche giorno fa in termini di fanatismo e pazzia (ad esempio qui e qui). Questa lettura può risultare soddisfacente per alcuni, ma decisamente non corrisponde alla realtà come illustra, fra gli altri, lo psichiatra campano Corrado De Rosa, autore dell’e-book Nella mente di un Jihadista. Per una psicologia dell’ISIS e di un articolo sul tema per l’Espresso.
De Rosa osserva che parlare di follia è una scelta auto-consolatoria, «un tentativo di ricondurre qualcosa d’incomprensibile a uno schema rassicurante che suona come una presa di distanza: “Solo un pazzo può decapitare, distruggere patrimoni dell’umanità, vivere in un mondo primitivo in nome del Corano”». La realtà è ben diversa.
Il più grande errore, per chiunque affronti il tema dei percorsi della mente dei jihadisti, è ritenerli per forza pazzi e irrazionali. I terroristi sono la più “sana” tra le categorie dei criminali. Si tratta di persone arrabbiate, decise, disperate. Dotate di razionalità: odiano quelli da cui sono attaccati, uccidono quelli da cui sono colpiti, si attengono a regole precise. La radicalizzazione, per esempio, è di solito il prodotto di una scelta volontaria tra comportamenti alternativi.
Non risulta adeguata nemmeno una lettura in termini di psicopatia:
Lo psicopatico è mosso da egocentrismo, assenza di rimorso e di empatia. Tra i volenterosi carnefici del jihad lo spazio per l’egocentrismo è minimo, i legami sono stretti e durano nel tempo, le persone devono impegnarsi ed essere leali.
Naturalmente, ciò non toglie che un terrorista possa essere affetto da un disturbo mentale di qualche tipo, ma questo non significa che il disturbo mentale spieghi in maniera riduttiva l’atto terroristico. Insomma, forse ci farebbe comodo interpretare gesti che ci appaiono incomprensibili e intollerabili come conseguenza di una follia. Ma l’essere umano è in grado di compiere azioni “disumane” pur rimanendo “umano”. E poi il terrorismo, come tutti i fenomeni sociali, è qualcosa di estremamente complesso; troppo complesso per essere interpretato soddisfacentemente in chiave psicopatologica.
Per altri miti sul crimine, rimando, come sempre, ai miei Delitti e 101 falsi miti sulla criminalità.
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