Il 10 dicembre 2013, a Strasburgo, il Parlamento europeo è chiamato a votare su una relazione dell’eurodeputata socialista portoghese Edite Estrela riguardante i diritti sessuali e riproduttivi dei cittadini europei. La relazione prevede, fra l’altro, il diritto per tutte le donne europee a un aborto sicuro, misure sull’educazione sessuale e diritto di accesso illimitato alla contraccezione. Più precisamente, il testo chiede ai Paesi membri di “garantire che i professionisti sanitari che praticano l’aborto e svolgono servizi connessi all’aborto non siano perseguibili o penalizzati in virtù di strumenti di diritto penale per aver prestato tali servizi” e che sia assicurato l’insegnamento dell’educazione sessuale obbligatorio per tutti gli alunni delle scuole primarie e secondarie.
Parallelamente, alcuni gruppi propongono un’altra relazione che affida ai singoli Stati membri ogni decisione in materia. Un modo – sostengono i progressisti – per non riconoscere i diritti delle donne. Appena prima del voto, Edite Estrela si rivolge ai suoi colleghi nella sua lingua madre, il portoghese. Nel suo discorso, la eurodeputata ribadisce l’importanza di un voto favorevole alla sua relazione per sostenere il diritto delle donne alla salute sessuale e riproduttiva e termina raccomandando di respingere la relazione alternativa.
Quando si chiude la votazione, però, la relazione alternativa risulta la più votata, anche se per soli 7 voti! Si grida allo scandalo. I diritti delle donne sono calpestati e, con essi, quelli di tutti i cittadini europei. Ma che cosa è successo realmente? Hanno vinto l’“ipocrisia e l’oscurantismo”, come grida indignata la Estrela? È stata una astuta manovra delle lobby di destra? Un perverso disegno dei conservatori? Niente di tutto questo. Il motivo della bocciatura della relazione Estrela è un incredibile errore di interpretazione simultanea: in sostanza, quando la parlamentare portoghese invita a “respingere” la relazione alternativa alla sua, i colleghi francesi e tedeschi, ma non quelli di lingua inglese, sentono qualcosa di diverso. L’interprete francese trasforma “respingere” in “appoggiare”; quello tedesco rende la frase come un invito coraggioso a sostenere l’altra risoluzione. Un grosso pasticcio che ha destato scalpore in tutto il mondo, anche grazie ad alcuni video postati su Youtube che hanno reso visibile a tutti l’accaduto.
È opportuna una riflessione prima di chiudere. Come può accadere che importanti diritti umani siano spazzati via in un solo colpo da un errore di interpretazione? Da un verbo tradotto malamente al posto di un altro? Questa – e altre decine di storie come questa – testimoniano dell’incredibile potere delle parole di dare forma al nostro mondo e di orientarlo in una direzione piuttosto che in un’altra. Un potere che tendiamo a sottovalutare nella convinzione che “sono solo parole”. Ma, come diceva il filosofo John Austin, la verità è che noi con le parole “facciamo cose”. Alcune delle quali serissime.