Guide turistiche e profezie che si autoavverano

Osserva Marco Aime in L’altro e l’altrove a proposito di una guida del Lonely Planet che, parlando di Quito, capitale dell’Ecuador, raccomanda per il pernottamento il “leggendario hotel Gran Casino” con le seguenti parole:

Non esiste un altro hotel come questo in nessun’altra capitale dell’America latina […]. È sempre piano di viaggiatori spartani ed è un ottimo posto per acquisire informazioni di viaggio aggiornate. Se avete viaggiato in Ecuador (o in America Latina) avrete certamente incontrato qualcuno che ha soggiornato qui. La sua popolarità è tale che è stato soprannominato Gran gringo.

«Si tratta, in realtà, di un vecchio hotel, che sorge nella parte alta della città: caratteristico, ma non troppo. La sua fama è dovuta più al fatto di comparire su una delle guide più diffuse che non sul suo reale fascino né sulla convenienza. Solitamente affollatissimo di turisti, è piuttosto anonimo e peraltro neppure particolarmente economico; nelle vie del centro si trovano hotel migliori, meno cari e assai più comodi per visitare la città o raggiungere le stazioni delle corriere. Lo strumento della citazione su una guida a grande diffusione, tuttavia, risulta essere l’innesco di un meccanismo tipico delle profezie autoavverantesi. Un luogo è definito ideale per il turista nel testo di una guida; in virtù del potere di indirizzo di tale segnalazione, il luogo diventa effettivamente (ancora più) frequentato dai turisti; essendo intensamente popolato di turisti, esso acquista una riconosciuta nomea e un’alta reputazione di “turisticità”, e per questo aumenta ulteriormente il proprio potere di attrazione» (Aime, M., Papotti, D., 2012, L’altro e l’altrove. Antropologia, geografia e turismo, Einaudi, Torino, pp. 94-95).

Il turismo è una macchina ineguagliabile di profezie che si autoavverano, anzi si basa sulla capacità di creare realtà selettive sfruttando immaginari esotici e luoghi comuni secolari. Tali luoghi comuni sono perpetuati da guide e altro materiale turistico, in cui il turista trova conferma delle proprie aspettative, verificandole al momento del suo arrivo alla meta di destinazione. Un circolo vizioso o virtuoso, secondo il punto di vista assunto, che fornisce un esempio del potere della immaginazione sulla realtà e dell’immagine sulla percezione.

Il turismo è una bolla in cui il turista sperimenta la stessa finzione che assorbe dai film. La realtà dei luoghi è continuamente mediata e distorta da prismi fantastici. L’esperienza turistica è filtrata come accade nella realtà virtuale, se non di più. Si viaggia solo per vedere ciò che già si conosce per come lo si conosce. Non è ammessa alcuna conoscenza nuova, dissonante rispetto al repertorio di immagini che già si possiede. Tutto è già dato. E se qualche elemento nuovo si impone ne avvertiamo fastidio. Ma così il turismo finisce con l’essere la valorizzazione commerciale dello stereotipo, promossa a furia di profezie autoavverantesi.

Questa voce è stata pubblicata in profezia che si autoavvera e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.