Essere incinta è un fatto naturale e tendiamo a pensare che “naturale” stia per “eterno”. Se la natura agisce su di noi in qualche modo, crediamo che ciò avvenga da sempre e che anche le nostre reazioni al fatto siano da sempre le stesse.
Eppure, gli uomini e le donne hanno assunto nei confronti della gravidanza atteggiamenti non solo diversi, ma addirittura opposti nel corso del tempo. Ed è curioso che ciò non sia avvenuto nel passaggio da un millennio o da un secolo all’altro, ma nel giro di pochi decenni.
Lo ricorda Alessandra Piontelli in un libro insolito dedicato al feto e alle sue rappresentazioni: Il culto del feto, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2020).
Negli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, ad esempio,
alle donne in gravidanza venivano somministrate pillole per dormire, anfetamine per controllare il peso e la linea e per combattere la sonnolenza durante il giorno, pillole per ridurre l’appetito eccessivo e benzodiazepine per tenere a freno l’ansia. Si raccomandava loro di bere vino e superalcolici per rilassarsi, le si incoraggiava a consumare pinte di birra quale ottima fonte di selenio, potassio, magnesio, fosforo e complesso vitaminico B (nelle ultime settimane di gravidanza la birra era poi raccomandata per produrre latte in abbondanza e favorire così l’allattamento al seno). Il fumo veniva incoraggiato per rilassarsi e per abbassare di conseguenza la pressione […].
Bere latte non pastorizzato o mangiare formaggio anch’esso non pastorizzato erano considerate abitudini salutari e sane in gravidanza, mentre vengono oggi ritenute pericolose perché tali alimenti potrebbero contenere la listeria, un batterio che può causare aborti, nascite premature e persino mortalità alla nascita (o morte neonatale), oltre a gravi infezioni nel feto e nel neonato. Sgombri, sarde, sardine e aringhe erano tutti altamente consigliati, e in grandi quantità, quali preziose fonti quotidiane di ferro. Attualmente ci si limita al massimo a due piccole porzioni la settimana per il timore che possano contenere sostanze inquinanti come la diossina. I pesci in generale erano consigliati in quanto sorgente di fosforo per rafforzare le ossa e i denti della donna incinta e del feto, ma oggigiorno molti risultano da evitare perché potrebbero contenere mercurio, collegato a danni cerebrali e a ritardi nello sviluppo del feto.
La carne cruda, che era raccomandata per tenere a bada l’anemia, viene oggi proibita per il rischio di toxoplasmosi, Escherichia coli e salmonella; i salumi erano considerati una buona sorgente di proteine, che le donne incinte potevano consumare quando ne avevano voglia o quando non se la sentivano di cucinare, mentre oggi sono vietati perché possono causare la listeriosi. Le uova crude o poco cotte, e i cibi che le includono, come la crema pasticcerà, la maionese o i gelati, erano ritenuti ottimi alimenti in quanto altamente nutritivi, mentre oggi sono tutti vietati perché potrebbero contenere la salmonella. Il caffè era raccomandato senza alcuna restrizione per lottare contro la sonnolenza eccessiva e per quando ci si sentiva svenire o un po’ deboli, mentre oggi è entrato a far parte della lista nera per il rischio di aborti, innalzamento della pressione nella donna e tachicardia nel feto. Infine, le donne incinte che avevano gatti pulivano regolarmente le lettiere, pratica che è attualmente proibita per il rischio di contrarre la toxoplasmosi (pp. 9-10).
Insomma, un intero elenco di alimenti e comportamenti un tempo caldamente raccomandati alle donne incinte costituiscono oggi l’esatto opposto: un lungo elenco di alimenti e comportamenti da evitare a ogni costo se si vuole che il feto cresca sano e si sviluppi in un bambino forte. Un bel cambiamento a distanza di pochi decenni!
Non è tutto. Mentre un tempo la gravidanza era probabilmente vissuta con minore ansia o almeno con ansie diverse, oggi è circondata da una coorte infinita di timori e preoccupazioni che accompagna tutto il percorso della gestante dall’inizio alla fine in un crescendo costante di potenziali incubi e minacciosi rischi.
La storia delle reazioni sociali alla gravidanza ci mostra che anche un fatto apparentemente del tutto naturale come l’essere incinta è in realtà investito da un numero enorme di fattori sociali e psicosociali che possono trasformare lo stesso fenomeno in qualcosa di totalmente diverso secondo le epoche di riferimento. Si potrebbe parlare al riguardo di una vera e propria sociologia mutevole del feto, determinata dai progressi della medicina, della tecnologia (ecografie), dalle rappresentazioni sociali prevalenti della gravidanza, dalle diverse idee sull’uomo e sulla donna, sui rapporti tra i sessi, sul ruolo della donna nella società ecc.