La psicologia della testimonianza insiste ormai da tempo sul fatto che la memoria non riproduce la realtà come una fotografia, ma la costruisce, la modifica, ne manipola i contenuti, producendo di ogni evento una versione soggettiva. Talvolta, la memoria inventa: crede di ricordare fatti che non sono accaduti o che sono accaduti ma in modo diverso.
La psicologa americana Elizabeth Loftus è nota per aver impiantato in alcuni individui, nel corso di vari esperimenti, il ricordo di avvenimenti mai accaduti all’età di cinque anni: ad esempio, lo smarrimento in un centro commerciale o in un grande magazzino. Sotto ipnosi, molte persone hanno creduto di ricordare esperienze del proprio passato mai avvenute, a volte anche tremende, come essere stati abusati da piccoli o aver partecipato a riti satanici.
Tutto ciò emerge anche in racconti aneddotici di psicologi e scrittori.
Fino all’età di 15 anni, ad esempio, il giovane Jean Piaget fu convinto di aver subito un tentativo di rapimento quando aveva due anni ed era a spasso con la babysitter. Era talmente convinto, che quando la babysitter confessò alla famiglia che per tredici anni aveva mentito sull’episodio, forse per nascondere una sua disattenzione o una scappatella con il fidanzato, non riusciva proprio a crederci. Ecco come lui stesso racconta l’episodio: «Ero nel passeggino, e stavo andando con la tata verso gli Champs Elysées, quando un uomo tentò di rapirmi. Fui trattenuto dalla cinghia che mi teneva fermo, mentre la tata tentava coraggiosamente di mettersi fra me e il rapitore. Si procurò parecchi graffi. Riesco ancora a vedere vagamente i segni sul suo viso. Intorno a noi si radunò una folla di persone, arrivò un poliziotto con un mantello corto e un manganello bianco e l’uomo scappò. Riesco ancora a vedere l’intera scena, e riesco addirittura a individuare dove è accaduto, vicino alla stazione della metropolitana» (cit. in Vannucci M. 2008. Quando la memoria ci inganna. Roma: Carocci, p. 82).
Lo scrittore E.O. Chirovici, nel suo ultimo romanzo, Il libro degli specchi (Longanesi, Milano, 2017), racconto sofisticato a base di inganni e invenzioni della memoria, afferma di aver tratto l’idea della storia da un fatto accadutogli realmente:
L’idea del Libro degli specchi è germogliata tre anni fa, durante una chiacchierata con mia madre e mio fratello maggiore, che erano venuti a trovarmi a Reading, dove risiedevo all’epoca. Gli raccontai che ricordavo che il funerale di un calciatore, morto molto giovane in un incidente stradale quando io ero piccolo. Loro mi dissero che all’epoca ero praticamente un infante, era impossibile che mi avessero portato al funerale con loro. Ma io insistei, dicendo che ricordavo perfino che la bara era aperta e che c’era un pallone da calcio posato sul petto del povero ragazzo. Sì, quel particolare era vero, mi dissero, ma probabilmente me lor ricordavo perché ne avevano parlato loro, o mio padre, dopo essere andati al funerale. “Ma di certo tu non c’eri con noi quel giorno”, disse sicura mia madre (p. 329).
Per molto tempo, anch’io sono stato convinto di essermi rotto il braccio da bambino. Nella memoria, mi vedevo sdraiato su un letto con il braccio ingessato, nemmeno tanto sofferente. Dopo molti anni, mia madre mi ha rivelato che non mi ero mai rotto un braccio da piccolo; cosa che invece era successa ad altri.
Ognuno di noi probabilmente ha ricordi del genere. Ciò dimostra quanto sia peculiare la nostra memoria. Ecco perché ogni testimonianza deve essere presa cum grano salis.
Per saperne di più sugli errori dei testimoni, rimando al mio Delitti, recentemente uscito per le edizioni C1V.
Molto interessante. In merito ho visto di recente che in Francia, ai futuri magistrati, l’Ecole de Magistrature organizza anche dei corsi nei quali questi simulano di far da testimoni di un evento/reato. A tutti viene fatto vedere un filmato, dopodiché vengono fatte delle domande ed è stupefacente come alcuni ricordino dei particolari inventati di sana pianta (e che nel mondo reale possono avere gravi conseguenze sulla libertà di una persona).
Infatti. Per questo ho dedicato un intero capitolo del mio Delitti alle fallacie della mente testimoniale. Grazie per il commento.