Nel romanzo di Roberto Costantini, Tu sei il male, i fratelli Alberto e Michele commentano la vittoria della Nazionale di calcio italiana di Rossi e Bearzot ai Mondiali del 1982:
«Pensa che effetto la vittoria della nazionale, Mike. L’incasso dell’iva di metà luglio è stato nettamente superiore alle previsioni».
«Un paese i cui cittadini pagano le tasse in base ai risultati calcistici non è proprio un grande esempio di civiltà» dissi (Roberto Costantini, 2011, Tu sei il male, Marsilio Editore, Venezia, p. 102).
Si tratta di una battuta romanzesca o nell’affermazione di Alberto c’è qualcosa di vero?
Qualche anno fa, una ricerca pubblicata sul Journal of Economic Psychology, notò una relazione tra il livello di produzione industriale della Turchia e i risultati ottenuti in campo europeo da una delle squadre di calcio più popolari del paese, ovvero il Fenerbahçe. Secondo gli autori, le vittorie del Fenerbahçe incidevano positivamente sull’umore degli operai, incrementando il livello di produttività. Tale incremento era addirittura stimabile in termini matematici. Molte ricerche hanno dimostrato che la vittoria della propria squadra di calcio (a livello di club o nazionale) incide positivamente sull’umore e sul grado di soddisfazione nei confronti della vita. Ad esempio, una ricerca condotta proprio all’epoca dei campionati mondiali di calcio del 1982, evidenziò che i tedeschi si dichiaravano più soddisfatti della propria vita dopo una vittoria della Germania nel campionato mondiale del 1982 (ma il contrario avveniva dopo una sconfitta).
Insomma, lo scambio tra Alberto e Michele nel romanzo di Roberto Costantini non è la semplice trovata di un fantasioso romanziere. Il successo della propria squadra di calcio incide davvero sull’umore e sulla produttività lavorativa.
Di questa e di altre conseguenze del calcio sulla vita, parlerò in un libro in uscita quest’anno, di cui vi svelo, per il momento, solo il titolo: Hanno visto tutti!!! Nella mente del tifoso.
A presto.