Secondo i dizionari dedicati, è a metà strada tra la gatofobia (paura ingiustificata dei gatti) e la geliofobia (paura irrazionale della risata). La gefirofobia, nota anche (si fa per dire) come gefidrofobia o gefisrofobia, è definibile come la paura persistente, anormale e ingiustificata di attraversare ponti, cavalcavia e viadotti. Fino a qualche giorno fa, era limitata a pochi casi gelosamente custoditi nei trattati di psichiatria più di nicchia. Oggi, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova avvenuto il 14 agosto scorso, che ha causato 43 morti e innumerevoli feriti, sembra che ce l’abbiano tutti: una psicopatologia di massa più rapida a diffondersi del più temibile dei tumori. Masse di vacanzieri di ritorno dalle ferie preferiscono percorrere anche 30-50 chilometri in più pur di evitare il ponte più vicino, nella convinzione che stia per crollare, perché quella macchia, quella crepa, che fino a una settimana fa non avrebbero nemmeno degnato di uno sguardo, appare minacciosamente sospetta. E allora forza con scatti, video da postare su YouTube con commenti iperbolici e cospiratori e scommesse su quale ponte crollerà per primo. Con la complicità di amministratori “alieni” come Mastella, il sindaco di Benevento, che, per un guizzo di “magia simpatica”, fa chiudere il viadotto San Nicola nella sua città solo perché progettato dallo stesso Morandi che aveva progettato il ponte di Genova (non si sa mai); Morandi che oggi, per la logica del capro espiatorio, sembra diventato il cattivo più cattivo di sempre, anche di Hitler. C’è anche la fobia a tempo, come quella che ha colpito l’amministratore che ha deciso prima di far chiudere e poi di far riaprire il viadotto della Domiziana, all’altezza di Licola, sempre in Campania, perché i residenti avevano visto buchi e crepe. Insomma, le fobie dilagano e, come tutte le fobie, sono irrazionali, immotivate, incomprensibili. Anche se, quando la fobia contagia un po’ tutti, viene contrabbandata per precauzione e buon senso. Non importa che quella crepa ci sia sempre stata e l’abbiamo vista mille volte al giorno, rimanendo del tutto indifferenti al suo significato. Ciò che importa è prevenire, almeno fino a quando la gefirofobia tornerà nei libri di psichiatria che nemmeno gli psichiatri leggono e le vicende del ponte di Genova saranno sepolte dall’oblio della mente comune.
Attenti, però! Una conseguenza la gefirofobia può averla davvero. Chi ne è affetto può perdere il controllo del mezzo in seguito a un attacco di panico e causare un vero incidente. Se, poi, i gefirofobi sono tanti si creeranno intasamenti chilometrici sulle strade ordinarie con evidenti problemi per la viabilità e conseguente aumento delle fobie. Non conviene a nessuno aver paura dei ponti. Nemmeno a politici e amministratori, i quali al buon senso antepongono spesso il senso dello scalpore che fa tanto audience.