Lo scrittore americano Edgar Lawrence Doctorow pronunciò una volta una frase dal tipico sapore enantiodromico: «Like art and politics, gangsterism is a very important avenue of assimilation into society». Come è noto, il termine “enantiodromia”, collegato al filosofo greco Eraclito, indica il fatto che «L’opposto è concorde e dai discordi nasce bellissima armonia». Una criminologia enantiodromica, di conseguenza, asserisce che il comportamento criminale e deviante può avere conseguenze paradossalmente positive per la società. La frase di Doctorowè enantiodromica perché rivela un aspetto paradossale del gangsterismo americano, ossia il fatto che, sebbene fosse un fenomeno criminale che provocò morte, corruzione, rapine, frodi e tante altre conseguenze negative, esso costituì un importante elemento di assimilazione nella società americana di individui che altrimenti vi sarebbero stati sempre ai margini. Un esempio di gangster enantiodromico è sicuramente costituito da Al Capone (1899-1947), il criminale italo-americano che fece fortuna durante gli anni del proibizionismo. Prima di andare in prigione sembra che Al Capone abbia confessato a un reporter:
Ho trascorso i migliori anni della mia vita come benefattore pubblico. Ho dato alla gente piaceri leggeri, mostrato loro come divertirsi. E tutto quello che ottengo in cambio sono insulti, la vita di un uomo braccato, e mi chiamano assassino. Be’, dite alla gente che ora me ne vado. Immagino che gli omicidi cesseranno, non ci saranno più sbornie, non riuscirete a trovare una partita a craps, per non parlare della roulette o di una partita a faraone. Immagino che dopo tutto Mike Hughes [il capo della polizia di Chicago] non avrà bisogno di 3000 poliziotti in più (Mangione, J., Morreale, B., 1996, La storia. Cinque secoli di esperienza italo-americana, SEI, Torino, p. 347).
Naturalmente le parole di Al Capone sono razionalizzazioni, sbruffonate apologetiche, menzogne difensive, ma è certo che contengano qualcosa di enantiodromico. Fu grazie ai gangster del periodo che gli americani continuarono a bere, a giocare, a divertirsi; fu sempre grazie a loro che tanti individui ebbero la possibilità di diventare poliziotti e tanti poliziotti la possibilità di fare carriera; è grazie a loro, infine, che persone come Kefauver, a capo della Commissione d’inchiesta del Senato degli Stati Uniti sulla criminalità organizzata, divenne celebre e riuscì a concorrere alla carica di Presidente degli Stati Uniti.
La prospettiva enantiodromica è una prospettiva controintuitiva, paradossale, forse immorale. Tuttavia, come ho scritto nel mio Verso una criminologia enantiodromica. Appunti per un modo diverso di vedere il crimine, è necessario essere consapevoli del fatto che il male non deriva sempre dal male; che dal male può derivare il bene; e che la società, e con essa il crimine, è attraversata da processi paradossali, ironici, latenti, “perversi” che ne informano le dinamiche e ne spiegano alcuni esiti. Rifiutare la logica enantiodromica, seppure nel nome di principi morali lineari, significa condannarci a vedere il mondo in maniera parziale e ad autorizzare uno sconcerto perpetuo di fronte al manifestarsi di determinati fenomeni sociali. Ad esempio, il gioco d’azzardo è un reato, ma è un fatto che esso contribuisca da secoli a sostenere le entrate fiscali degli Stati. Ci si può limitare a disapprovare il fatto come esempio del cinismo e dell’ipocrisia della politica. In alternativa, si può prendere atto di esso come di un meccanismo costante dell’agire sociale, degno di essere studiato e compreso nelle sue dinamiche.
Sono sicuro che istituire un programma di ricerca di criminologia enantiodromica consentirebbe di estendere le nostre conoscenze in materia di criminalità e acquisire un punto di vista completo sulle conseguenze della criminalità sulla società.