Questa immagine, ricavata dal profilo Twitter del filosofo Diego Fusaro del 26 dicembre 2021, è stata oggetto di ripetuti sarcasmi da parte di tantissimi commentatori.
Il foglietto riprodotto, scritto a penna, vorrebbe dimostrare – tesi, questa, cara a Fusaro – l’inutilità delle misure di contenimento e della campagna vaccinale di contrasto e prevenzione del contagio da Covid, ponendo a confronto i valori assoluti relativi al numero dei positivi al 21/12/2020 (10.872) con quelli al 21/12/2021 (30.798, quindi superiori rispetto all’anno precedente). Ergo, le misure adottate non funzionerebbero.
In realtà, rielaborando in termini percentuali gli stessi numeri, le conclusioni finali sono di segno opposto: nel 2020, il 12,37% dei tamponati era positivo al virus; nel 2021 solo il 3,6%. Circa 3 volte e mezzo di meno. Ergo, le misure adottate funzionano.
Per questo “foglietto”, Fusaro, come detto, è stato ridicolizzato in varie salse.
L’errore in cui è caduto il filosofo è, però, un errore in cui cade, in genere, la comunicazione istituzionale sul virus.
Nei bollettini diramati quotidianamente sull’andamento del Covid, a prevalere sono nettamente i numeri assoluti (numero di nuovi casi, numero di deceduti, numero di casi in terapia intensiva ecc.), forniti spesso senza un contesto di riferimento, e commentati, almeno in prima battuta (quella che “rimane” comunicativamente), come tali, senza, cioè, alcun riferimento a proporzioni e percentuali. E questo nonostante i manuali di epidemiologia dichiarino esplicitamente che «la maggior parte delle misure utilizzate in epidemiologia per valutare la frequenza degli eventi o delle malattie è rappresentata da una frazione nella quale è in dispensabile identificare correttamente un numeratore ed un denominatore» (Epidemiologia facile di Lopalco e Tozzi, Il Pensiero Scientifico Editore, p. 9).
Da un punto di vista comunicativo, i numeri assoluti sono più comprensibili e più facilmente comparabili di proporzioni e percentuali e, per questo, sono i valori prediletti dai divulgatori televisivi e social.
Ma tale immediatezza comunicativa è ingannevole e produce delle vere e proprie illusioni cognitive.
Lo dimostra il foglietto di Fusaro.
Lo dimostrano anche gli innumerevoli commenti che, su quei numeri, facciamo quotidianamente.