La vignetta qui sopra è tratta dall'”Uomo qualunque” del 21 febbraio 1945, la rivista di Guglielmo Giannini, fondatore del Movimento dell’Uomo qualunque e l’ho scovata nel libro di Sandro Setta, L’Uomo qualunque 1944-1948, pubblicato da Laterza (p. 90).
Vi invito ad esaminarla non da un punto di vista politico quanto da un punto di vista psico-sociologico e, in particolare, dal punto di vista della “profezia che si autoavvera“, che il sociologo Robert Merton definisce “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria “veridicità”. Ciò che è rappresentato nella vignetta è esattamente una profezia che si autoavvera: un uomo, che non è fascista, viene accusato di essere un fascista. Inizialmente, tenta di schermirsi, ma l’altro continua nell’accusa finché l’accusato reagisce con un comportamento da … fascista! La profezia che si autoavvera può trasformare un innocente in colpevole, una persona sana di mente in un malato mentale, un individuo qualunque in un santo, un migrante in un criminale!
Voglio anche aggiungere che questa vignetta è un esempio particolarmente graphic, come dicono gli inglesi, di come un fumetto a volte possa trasmettere un’idea meglio di tante parole. Oltre che essere un esempio delizioso di contesa politica.