Un altro brano suggestivo proveniente da quel testo dimenticato dagli psicologi che è Psicologia delle menti associate di Carlo Cattaneo richiama una correlazione ben presente nel senso comune, che applichiamo quotidianamente al giudizio delle persone che ci capita di incontrare.
Li instinti stanno sempre in correlazione cogli apparati medesimi. In un vivente tutti li apparati formano un complesso armonico. Nelle fiere carnivore, per esempio, nel genere felis al quale appartengono il leone (felis leo), il tigre (felis tigris), il gatto (felis catus), l’instinto della voracità, della crudeltà, dell’insidia sono in correlazione colla forma delli artigli e dei denti che devono sbranare la preda, colla robustezza delle mascelle, e la larga e forte struttura del cranio, colla potenza e agilità dei muscoli, colla costruzione delle viscere che devono digerire un cibo per lo più animale, e quindi di più facile e breve digestione, e con altre attitudini, come quella di calcolare con precisione il salto e ogni altro moto, e quella di poter vedere nottetempo dilatando a tal uopo la pupilla.
Li antichi, presentendo questa dottrina della correlazione, fecero il proverbio: Ex ungue leonem. Viceversa, nelle bestie frugivore, come le pecore, l’instinto della mansuetudine e della timidezza, la ripugnanza per i cibi animali, il gusto d’un’innocente pastura sono in correlazione colla forma del piede inerme, dei denti piani e colla lunghezza e complicazione (massime nei bovini) degli apparati intestinali necessari a trasformare e assimilare quei frigidi alimenti.
Questo principio (la correlazione delle forme) è la face che illuminò Cuvier nello studiare le reliquie degli animali fossili (paleonti). Egli indusse dalla sola forma d’un dente o d’un unghia la natura d’uno o d’altro animale petrificato; combinò i diversi ossami in un solo scheletro; e riferì a diversi scheletri i frammenti confusi dei frugivori e delle fiere che li avevano divorati. Dal che fece induzione anche all’indole che dovevano avere quei prischi animali non mai visti dall’uomo perché l’uomo ancora non era. Così scoperse la legge della correlazione delle forme commune anche ai mondi anteriori al presente» (Cattaneo, C., 2000, Psicologia delle menti associate, Editori Riuniti, Roma, pp. 128-129).
Se incontriamo un uomo forte e muscoloso, tendiamo automaticamente a pensare che sia, almeno potenzialmente, più aggressivo di uno minuto e debole. Una donna procace e sensuale indurrà automaticamente il pensiero di una maggiore propensione sessuale rispetto a una poco appariscente. Così via.
L’inclinazione a “correlare” aspetto fisico e caratteristiche temperamentali o personologiche è fortissima in noi. Tuttavia, non sempre corrisponde al vero. Così, un bodybuilder potrà rivelarsi più mansueto di un tipo magrolino. Una persona dall’aspetto indifferente più perspicua di una dall’aspetto distintivo e via dicendo. Nell’uomo e nella donna, “li instinti” hanno un ruolo relativo. Tuttavia, ci comportiamo spesso come se essi dominassero sempre tutta la persona.
Ex ungue leonem, dicevano i latini, “il leone [si riconosce] dall’artiglio”, ma, a volte, l’artiglio serve solo a celare un’indole non proprio leonina.