Penso che sarebbe ora di rimuovere la parola “emergenza” dal lessico politico italiano. Almeno per quanto riguarda le vicende della criminalità. L’ultimo rapporto sulle vittime di omicidio (anno 2017) dell’Istat conferma quanto già si sapeva da tempo: “Negli ultimi decenni gli omicidi registrano un forte calo che riguarda soprattutto gli uomini”. Ma anche le donne. Nel 2017, le donne uccise sono state 123. Nel 2016 erano state 149; nel 2015 141, nel 2014 148; nel 2013 179. Una discesa graduale e costante che mina soprattutto le convinzioni di quanti ritengono che i femminicidi siano in aumento esponenziale, come è accaduto recentemente, domenica 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne 2018 in cui il termine “emergenza” è stato uno dei più declamati e propagati.
Naturalmente, il mio appunto non intende suggerire che non bisogna prevenire, contrastare e reprimere la violenza contro le donne o contro altre categorie di persone, ma solo che etichettare ogni fenomeno deviante come emergenziale favorisce percezioni distorte e interventi fuori misura nei confronti del fenomeno, contribuendo a diffondere false conoscenze e timori smodati che, a furia di essere ripetuti, diventano senso comune.
Fra l’altro, è curioso come, a proposito di senso comune, si continui imperterriti a parlare di femminicidio quando, nel nostro paese e in quelli della Unione Europea, come sottolinea ancora l’Istat, non esiste una definizione giuridica di femminicidio a differenza di quanto avviene in 16 paesi dell’America Latina. Dal 2017, l’Istat ha riconosciuto il femminicidio come “un omicidio di una donna compiuto nell’ambito familiare, ovvero dal partner, da un ex partner, o da un parente”. Se si adotta questa definizione, relativamente al 2017, delle 123 donne vittime di omicidio l’80,5% è stata uccisa da una persona conosciuta. In particolare, nel 43,9% dei casi dal partner attuale o dal precedente, nel 28,5% dei casi da un familiare e nell’8,1% dei casi da un amico o collega. La situazione, continua l’Istat, non è molto diversa dagli anni precedenti. Eppure, i mass media veicolano immagini da bollettini di guerra di folle di donne uccise da uomini assettai di sangue. Fare informazione corretta significa ricondurre i fenomeni alle loro reali dimensioni senza amplificazioni, né enfatizzazioni aberranti e, soprattutto, senza toni apocalittici. Quei toni che invece tanti giornalisti amano e su cui costruiscono le loro carriere cartacee e televisive.