«Non vorrei che iniziasse a piovere proprio adesso! Che il cielo mi lasci almeno accompagnare i figli a scuola. Poi può diluviare quanto vuole».
«Guarda quante auto! Speriamo che non si crei un ingorgo. Vorrei arrivare prima a casa».
«Meno male che non c’è nessuno all’ufficio postale. Almeno non dovrò fare la fila. Mi sbrigherò subito».
C’è una forma di egocentrismo che definisco “ingenuo” (gli psicologi lo chiamano self-centered bias) e che consiste nel fatto che, senza malizia, senza cattiveria, ma del tutto spontaneamente, gli esseri umani tendono a interpretare ciò che accade nel mondo come se, in qualche modo, questo girasse intorno a loro o come se esso covasse intenzioni positive o negative nei loro confronti.
Ce la prendiamo con il cielo che “decide di piovere” proprio quando siamo fuori in strada. Accusiamo il traffico di essersi ingorgato nel momento preciso in cui torniamo a casa in auto. Preghiamo il tempo di “essere bello” quando noi saremo in vacanza. E ci sentiamo stizziti, afflitti, sconsolati e, talvolta, defraudati, se le cose non vanno come diciamo noi.
Non ci importa se il diluvio si abbatterà sulla nostra città quando saremo tornati a casa, se intralcerà il percorso di tante altre persone. Non ci interessa se tante persone dopo di noi trascorreranno in fila le prossime due ore della loro vita all’ufficio postale: l’importante è che noi riusciamo a cavarcela subito.
Sembra quasi che la vita sia una creatura dotata di volontà, capace di condizionare la nostra esistenza secondo uno schema preciso. Il mondo è un essere potenzialmente benevolo o malevolo. E se incappiamo in una giornata di traffico soffocante, se inciampiamo casualmente in una pietra, se le nostre calze si smagliano per una protuberanza accidentale, malediciamo il destino avverso che ha congiurato contro noi. Se, infine, siamo afflitti da una brutta malattia, ci chiediamo: «Perché proprio a me?».
Insomma, gli esseri umani tendono naturalmente, spontaneamente all’egocentrismo, a ritenersi inconsciamente al centro del mondo. E se qualcuno o qualcosa minaccia la centralità del nostro io, ecco che inveiamo contro questo o quello, senza renderci conto di quanto siamo egocentrici.
Filosofi, psicologi e sociologi ci hanno da tempo avvertiti che l’io non è padrone in casa propria (Freud), che il nulla (la “mancanza di senso”) eterno domina le nostre vite (Nietzsche), che non occupiamo una posizione privilegiata nella storia della natura (Darwin), che la Terra non è nemmeno al centro dell’universo (Copernico). Eppure, nella vita di tutti i giorni, ci comportiamo come se tutto fosse incentrato su di noi, come se fossimo l’ombelico del mondo. E interpretiamo ogni smentita di questa nostra credenza ingenua alla stregua di un delitto di lesa maestà.
Siamo spontaneamente egocentrici. E niente e nessuno può farci cambiare idea. Attenzione, però: egocentrismo non significa egoismo. Il primo pertiene alla sfera bio-psicologica; il secondo a quella morale. Possiamo, dunque, condurci in maniera perfettamente altruistica, pur continuando inevitabilmente a essere egocentrici.
Siamo egocentrici per natura; egoisti per scelta.