Nel campo degli esperimenti sulle testimonianze in occasione di crimini, gli studi di Elizabeth Loftus sono arcinoti. Alcuni, in particolare, sono da ricordare perché dimostrano come perfino le stime della durata dei crimini sono suscettibili di imprecisione. In un esperimento, ad esempio, degli studenti di un campus universitario osservarono una finta aggressione della durata di 34 secondi. Quando venne loro chiesto, in seguito, di stimare la durata del crimine il giudizio medio si aggirava sugli 81 secondi, una sovrastima vicina al 250 per cento! In un’altra serie di esperimenti, ad alcune persone fu chiesto di guardare un breve video di una rapina di banca e, 48 ore più tardi, di stimare la durata della cassetta. Si scoprì che, in media, gli osservatori descrivevano la cassetta di 30 secondi come se fosse durata 150 secondi, un errore dell’ordine del 500 per cento!
Se pensate che questi siano episodi isolati e trascurabili, siete in errore. La storia delle testimonianze oculari è piena di esempi del genere. Questo non significa che le testimonianze siano sempre inattendibili, ma che devono essere valutate sempre in maniera critica senza cedere passivamente al detto “L’ho visto con i miei occhi”. Anche perchè gli occhi (e le orecchie) sono estremamente fallibili.
Se volete sapere di più sulla fallibilità della testimonianza umana, rimando al mio Delitti che offre un intero capitolo dedicato all’argomento.
La fonte dei miei esempi è: Levine, R., 1998, Una geografia del tempo, Giovanni Fioriti Editore, Roma.