Avendo appena pubblicato un libro che parla di pareidolia, mi sembra giusto dedicare il mio primo articolo a questo argomento, che su di me esercita un fascino notevole, come tutto ciò che riguarda le illusioni.
Dopo l’uscita del mio libro, mi sono dedicato alla lettura delle Storie di Erodoto, un testo pieno di racconti che di storico, nel senso contemporaneo del termine, hanno poco. Del resto, Erodoto si mostra spesso incline a prendere per veri episodi che oggi considereremmo fantastici. Nelle oltre ottocento pagine del testo, mi sono imbattuto in almeno due episodi che definirei pareidolici.
Il primo è la descrizione di alcune regioni fredde di quello che per Erodoto era il Nord:
Riguardo, poi, alle piume di cui, a quanto dicono gli Sciti, sarebbe piena l’aria e per le quali non sarebbe possibile né vedere più avanti nel continente, né aggirarvisi, ecco qual è il mio parere. Al Nord di questa regione cade continuamente la neve, con minore intensità d’estate che non d’inverno, come, del resto, è naturale. Orbene, chiunque abbia visto da vicino una copiosa nevicata, intende quanto io dico: poiché le falde della neve somigliano a piume ed è appunto in conseguenza di tali freddi che la parte settentrionale di questo continente è inabitabile. Ordunque, io penso che gli Sciti, e i popoli che abitano intorno a loro, parlino di piume intendendo indicare le falde di neve
Il secondo riguarda l’avvistamento di una roccia scambiata per navi da guerra:
Quando, però, i Barbari navigando furono nei pressi di Capo Zostere, siccome dei sottili promontori in questa parte del continente si spingono in mare, credettero che si trattasse di navi e si diedero alla fuga per lungo tratto; dopo un certo tempo, avendo constatato che non erano navi, ma punte rocciose, raccoltisi in ordine, proseguirono la loro rotta
Come è evidente, siamo di fronte a due chiare illusioni che spiegano, nel primo caso, il perchè un popolo sostenga di “vedere” piume che sono in realtà fiocchi di neve; nel secondo una cattiva percezione, forse un po’ buffa, ma comprensibile se consideriamo che in piena guerra può capitare, in preda alla tensione e allo stress, di vedere cose che non sono o sono altro da quello che sembrano.
Questo ritrovamento inaspettato di episodi pareidolici in un libro di storia, mi sollecita un interrogativo: che ruolo ha la pareidolia nella storia? Determinate situazioni, come la guerra, possono favorire il verificarsi di percezioni pareidoliche? Ho cercato in parte di dare risposta a questi interrogativi nel mio libro, ma è chiaro che la risposta presuppone una ricerca molto più accurata.
Mi propongo in queste pagine di segnalare eventuali episodi pareidolici realmente accaduti in modo da costruire, se possibile, una sorta di archivio degli eventi pareidolici.
Questo è solo l’inizio.