Ma il Signore dispose che un grosso pesce inghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pesce tre giorni e tre notti.
“Un grosso pesce”. Così, in Giona 2, 1 (Bibbia CEI), viene descritto il mostro marino che, per volere di Dio, inghiotte il profeta Giona e che, più avanti nella narrazione, finirà, sempre per volere divino, per “sputarlo via”. Molto si è discusso sulla natura zoologica di questo mostro marino. Una balena? Un capodoglio? Un uomo-pesce? Una metafora per la Terra o il regno di Dio?
Gli inglesi sembrano avere le idee più chiare a proposito. Nelle traduzioni inglesi della Bibbia, infatti, Giona viene inghiottito da una balena. Come è possibile che l’essere che, per i parlanti di una lingua è un generico pesce, per quanto “grosso”, per i parlanti di un’altra sia senz’altro una “balena”?
Secondo Isabel Hildebrandt, autrice di Sea monsters – The whale, lost in translation, questa differenza si spiega con una scelta traduttiva compiuta quattro secoli fa. Nell’originale ebraico, Giona è ingoiato da un dag gadol (un grosso pesce). Nel Nuovo Testamento (scritto in greco), questa parola diventa kētos (ancora un grosso pesce), che il latino traduce con piscis grandis. Intorno al 1600, nei paesi di lingua inglese, il grosso pesce diventa una balena, attingendo a un’altra accezione del greco kētos. Non proprio un errore di traduzione, ma una scelta. Discutibile per alcuni. Una scelta che finirà con il condizionare un intero immaginario letterario. La balena di Giona, infatti, ha influenzato la balena di Moby Dick di Melville, la quale ha influenzato la ricezione in America del “Pesce-cane” delle Avventure di Pinocchio di Collodi (“più grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una boccaccia così larga e profonda, che ci passerebbe comodamente tutto il treno della strada ferrata colla macchina accesa”, così viene descritto nel testo dello scrittore toscano), diventato, per opera di Walt Disney e del suo film del 1940, un capodoglio.
Tanto potente è ormai questo condizionamento culturale che perfino noi italiani non riusciamo a fare a meno di immaginare il pesce di Pinocchio come un cetaceo (potenza retroattiva delle immagini!), e quindi come un mammifero, invece che come uno squalo.
È per questo che leggere le Avventure di Pinocchio di Collodi produce, ancora oggi, un effetto straniante, che ci fa venire voglia di esclamare: “Ma non è come nel film della Disney!”.
E’ interessante l’evoluzione che una parola può avere nel corso del tempo come il caso del “grosso pesce”. Quello che cmq non dovrebbe sfuggire in relazione a quell’avvenimento è il senso. Mi spiego meglio: Giona ebbe timore di fare quello che Dio gli aveva chiesto come profeta. mancò di fiducia. Una lezione per noi (azzardo) potrebbe essere questa: Se è Dio ad affidarti un compito, non mancherà di darti l’appoggio necessario per portarlo a termine….