Vivere in epoche attraversate da crisi comporta la necessità di adattarsi rapidamente a prospettive mutevoli, se non contraddittorie, senza cadere nella schizofrenia. Crisi diverse, seppure contigue temporalmente, implicano, infatti, atteggiamenti diversi nei confronti della realtà al punto che ciò che oggi appare importante non lo è più domani – letteralmente domani – e viceversa.
Consideriamo, ad esempio, il modo in cui è cambiata la nostra postura nei confronti dell’acqua. Fino a pochi mesi fa, ma ancora oggi in realtà, l’imperativo, causa pandemia, era lavarsi le mani e il corpo – e bene – più volte al giorno con tanto di lezioni, anche televisive e social, su come eseguire le abluzioni nel migliore dei modi. Nessun millimetro della nostra pelle doveva sfuggire al salvifico flusso acqueo di docce e rubinetti, senza lesinare in quantità. La salute, prima di tutto.
Poi, mentre l’amuchina prendeva gradualmente il posto dell’acqua nel nostro immaginario tutelare, qualcosa è cambiato. Complice la crisi energetica innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, la prospettiva è bruscamente mutata. Il consumo di acqua – soprattutto di acqua calda – ci dicono gli opinion leaders o presunti tali, andrebbe, se non razionato, almeno ridotto, tanto che il ministro dell’economia tedesca Robert Habeck ha addirittura consigliato, pochi giorni fa, di limitare le docce a cinque o due minuti.
Lavarsi di meno, dunque, per ridurre il consumo di energia elettrica, una issue, quest’ultima, che sembra improvvisamente essere divenuta più urgente e pressante di quello che, pochi mesi fa, era il problema principale: salvarsi la vita dal virus attraverso lavaggi corretti. E non importa che il virus circoli ancora nelle sue mutevoli varianti. Si tratta, ormai, di una background issue, una questione da relegare nello sfondo delle nostre vite quotidiane e ormai sopravanzata da questioni ben più rilevanti.
Il rischio di fronte a tanta rapidità di cambiamenti è, come detto, quello della schizofrenia sociale. In alternativa, dovremmo imparare a modificare celermente le nostre priorità in accordo con lo zeitgeist del momento; che non dura più generazioni intere, come un tempo, ma l’istante di un battito di ciglia.