Nel racconto di Oscar Wilde Il delitto di Lord Arthur Savile (1887), il protagonista decide di uccidere qualcuno per liberarsi dall’ossessione della profezia del chiromante Septimus Podgers, che gli preannuncia un omicidio. Paradossalmente, al culmine di una serie di colpi di scena, sarà proprio il chiromante la vittima di Lord Savile e la prova del carattere di auto-realizzazione della profezia.
Una storia simile – quasi troppo bella per essere vera – si è verificata anche nella realtà. Nell’ottobre del 2009, in Russia, un uomo di nome Gennady Osipovich, decide di farsi leggere il futuro da una cartomante di strada. La zingara mescola le carte, fa tagliare il mazzo all’uomo con la mano sinistra e gli profetizza inaspettatamente non una appassionante storia di amore, non una improvvisa ricchezza, né successo e fama, come nella migliore tradizione degli imbonitori di strada, ma kazyonny dom, termine che vuol dire “la prigione”.
Osipovich, irritato dalla profezia, aggredisce la cartomante che, a stento, riesce a sfuggire al suo coltello. Meno fortunati due passanti che, nel tentativo di placarlo, rimangono accoltellati. Come conseguenza, Gennady, arrestato dalla polizia, viene condannato a 22 anni di prigione, per duplice omicidio, facendo così avverare la profezia dell’indovina.
La storia è riferita dal quotidiano in lingua inglese «The Moscow Times» e dimostra il fatto che talvolta la vita copia (inconsapevolmente) l’arte con effetti spesso paradossali.
Inoltre, è un esempio clamoroso di “profezia che si autoavvera”, argomento al quale ho dedicato il mio primo libro.