Come la pronuncia di una “o” cambiò il nome di una città

Ci sono dei luoghi che, volenti o nolenti, evocano associazioni immediate e irresistibili, che ci danno l’illusione di conoscerli, anche se le nostre conoscenze reali si limitano a quelle poche associazioni.

È il caso di Sanremo, cittadina ligure della provincia di Imperia, nota ai più per essere sede dell’omonimo Festival della canzone italiana, la cui edizione 2025 si è appena conclusa, e per la coltivazione dei fiori, da cui il soprannome di “Città dei fiori”.

Certo, Sanremo è anche una località turistica, frequentata per la sua bellezza e per ospitare uno dei quattro casinò presenti in Italia. Ma è indubbio che, per i non liguri, la città è nota soprattutto perché evoca fiori e musica.

Quello che molti non sanno è che lo stesso nome della città cela una storia interessante, niente affatto misteriosa, ma rivelatrice di quello che suoni e parole sono in grado di fare.

Nell’antichità, la città era conosciuta come Civitas Matuciana, ma il nome subì una completa trasformazione nel Medioevo, dopo che, intorno al V secolo, nei boschi della città, visse un vescovo di Genova di nome Romolo, che concluse la sua vita terrena da eremita sul monte Bignone, alle spalle dell’odierna Sanremo.

A Romolo, la leggenda attribuisce numerosi prodigi tanto che, alla fine del X secolo, i cittadini decisero di cambiare il nome del paese in Civitas Sancti Romuli, ossia Città di san Romolo.

Ma se il luogo era dedicato a San Romolo, come mai la città è oggi conosciuta con il nome del fratello rivale del fondatore di Roma? Si trattò forse di una resipiscenza tardiva nei confronti del più bistrattato dei celebri gemelli romani?

Niente affatto. Secondo l’interpretazione più accreditata, la trasformazione del nome da “Romolo” a “Remo” avvenne a causa delle caratteristiche fonetiche della lingua ligure, in particolare per la tendenza degli abitanti del posto a rendere la “o latina” con “ö”, con la conseguenza che la dizione ligure di “Romolo”, “Romu”, venne pronunciata come “Rœmu” e quindi traslata, con il tempo, in “Remu”, di qui “Remo” (non a caso il nome della città è Sanrömu in dialetto locale).

Una trasformazione incredibile, dovuta esclusivamente a una peculiarità linguistica in grado di mutare un nome compiuto e dotato di senso in un altro nome compiuto e dotato di senso che, per motivi meramente casuali, risulta essere un nome storicamente associato al nome da cui ha origine foneticamente.

Questa tesi, apparentemente fantastica, è suffragata, peraltro, da precisi documenti storici che dimostrano come, in un lasso di tempo compreso fra il Trecento e il Seicento, i nomi Civitas Sancti Romuli e Civitas Sancti Remuli compaiano con pari frequenza, e talvolta nello stesso atto. Come in un rogito del 1359 in cui prima compare Civitas Sancti Romuli e poco dopo l’aggettivo Remoretus, mentre in un atto della Repubblica di Genova del 1681 si può trovare sia Civitas Sancti Romuli sia Magnifica Comunità di San Remo.

Insomma, Sanremo non c’entra nulla con Remo e tutto con Romolo, il cui nome, tuttavia, ha subito l’oblio della storia a causa di un peculiare suono locale, ricordato forse solo dagli storici e dagli abitanti della città.

Fonte:

Sanremo”, Wikipedia.

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