L’adesione supina alle interpretazioni correnti ci impedisce di cogliere gli aspetti derivati, storici del Nuovo Testamento che sono assunti acriticamente e decontestualizzati per poi entrare a far parte di canoni tradizionali utilizzati per legittimare pratiche e costumi della Chiesa cattolica. Un caso di scuola è fornito dal celeberrimo passo dei porci dei Geraséni, narrato in Marco e Luca, che qui ripropongo nella versione CEI di Marco 5,1-14:
Intanto giunsero all’altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest’uomo!». E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti». E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione.
Ora c’era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l’altro nel mare. I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto.
Questo brano contribuisce a costruire la figura canonica della possessione diabolica e del suo rimedio – l’esorcismo – secondo un paradigma ormai familiare a chiunque abbia visto il film L’esorcista. La sua interpretazione abituale astrae completamente dall’epoca storica alla quale fa riferimento e definisce un modello di relazione uomo-diavolo concepita in chiave unicamente religiosa e metafisica. In realtà, vari esegeti hanno fatto notare che del brano è possibile fornire varie interpretazioni che demistificano completamente le pretese teologiche dei suoi “avvocati” cattolici restituendoci un quadro meno corrivo e più aderente alla realtà storica e letteraria dell’episodio. Citerò qui solo due di queste interpretazioni.
La prima è fornita dallo studioso Robert M. Price, uno dei più noti studiosi laici della Bibbia, in un saggio intitolato “New Testament Narrative as Old Testament Midrash”. Per Price, che riprende la lezione di Dennis MacDonald, il nodo centrale della storia deriva dall’Odissea, più precisamente dal brano in cui Ulisse arriva nella terra dei ciclopi (come Gesù arriva in quella dei Geraséni), chiede a Polifemo il suo nome (come Gesù chiede all’indemoniato il suo nome), Ulisse acceca Polifemo e lo invita a dire agli altri come è riuscito a farlo (come Gesù dice all’indemoniato liberato di dire agli altri come è stato esorcizzato) e Circe trasforma i compagni di Ulisse in porci (come Gesù trasferisce i demoni nel branco di maiali).
La seconda interpretazione è offerta da Franco Tommasi nel libro Non c’è Cristo che tenga. Riporto la citazione.
Uno dei particolari più bizzarri dell’intero Nuovo Testamento è quello del branco di porci utilizzato da Gesù per veicolare i demoni che espelle da un disgraziato. Gli elementi che suscitano perplessità in questo episodio sono numerosi ma in questo contesto sembra il caso di richiamare l’attenzione sul termine “legione” utilizzato da Marco e Luca. Il riferimento ai romani e all’aspirazione a ricacciarli nel mare da cui erano venuti non potrebbe essere più evidente. Esso è rafforzato dal fatto che il simbolo della Legio X “Fretensis”, proprio quella di stanza nella regione, era un maiale selvatico. Il numero 2000 costituisce a prima vista una difficoltà (una legione era formata da 6000 soldati) ma […] essa potrebbe essere superata se si tiene conto di un passo di Giuseppe Flavio che rappresenta uno dei momenti iniziali della guerra giudaica, quello in cui gli ebrei ottengono un importante successo militare contro i romani sterminando proprio 2000 soldati guidati da Cestio. L’episodio vittorioso (che rafforzerà negli ebrei il folle e catastrofico proposito di battere i romani), per la sua importanza cruciale nel tragico e grandioso sviluppo degli eventi che lo seguiranno, non può non essersi fissato nella memoria collettiva. Marco potrebbe averlo rievocato dandocene di fatto una rappresentazione figurata. Se ciò è vero, in essa, chi conosceva i fatti poteva cogliere il riferimento con estrema facilità. […] Detto in termini più espliciti: la tradizione che Marco riceve e dalla quale non è in grado di liberarsi completamente è caratterizzata da una violenta ostilità verso i romani, che sono equiparati a porci e fatti annegare (Tommasi, F., 2014, Non c’è Cristo che tenga, Manni Editore, San Cesario Di Lecce, pp. 106-107).
Il brano inquietante e “misterioso” di Marco e Luca è, dunque, in realtà, il racconto della violenta avversione degli ebrei nei confronti dei romani conquistatori (così si spiega quel “legione” che altrimenti non avrebbe senso), e risente profondamente di influenze letterarie precedenti (le due interpretazioni possono coesistere l’una accanto all’altra).
Si tratta di esegesi note solo a pochi studiosi, sicuramente non alle masse, che ci restituiscono un quadro più umano e storico del Nuovo Testamento. Non ne sentirete mai parlare in Chiesa durante la Messa, né da Padre Amorth e Padre La Grua, coloro che hanno spettacolarizzato e mediatizzato l’esorcismo come non mai in precedenza. E allora, per saperne di più, non vi resta che leggere libri “noiosi” che fanno pensare (come quello di Tommasi) o mai tradotti in italiano (come nel caso di Price).