«Niente è più vero del detto secondo cui “non si vive di solo pane”. La maggior parte delle persone, infatti, vive di slogan». Questo aforisma sintetizza in maniera mirabile la filosofia di George Creel (1876-1953), giornalista e uomo politico americano, creatore di una delle più straordinarie macchine per la propaganda mai concepite, il Committee on Public Information (Comitato per l’informazione pubblica), fondato, su impulso del Presidente Woodrow Wilson, nel 1917 e capace, in appena 26 mesi di vita, di compiere un’impresa senza precedenti: quella di generare, quasi dal nulla, l’entusiasmo del popolo americano per l’ingresso degli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale al fianco degli Alleati e in opposizione alla Germania.
Tale filosofia è evidente nel libro How We Advertised America (Come abbiamo venduto l’America), scritto dallo stesso Creel nel 1920 e da me tradotto per la prima volta in italiano per l’editore milanese L’Ornitorinco. Il libro, appena uscito in libreria questo mese, rappresenta il resoconto dettagliato della nascita, dell’attività e della fine del Comitato, in particolare delle molte iniziative propagandistiche messe in campo da Creel per persuadere gli americani ad accettare la guerra e condurre la “battaglia per le menti degli uomini”. A tale fine, Creel si avvalse di ogni possibile mezzo a sua disposizione: locandine, bandiere, opuscoli, spartiti, spille, cartoline, lungometraggi. Ma anche di trovate originalissime, come quella dei Four Minute Men, oltre 75.000 individui reclutati in ogni angolo degli Stati Uniti per tenere discorsi di pochi minuti (quattro! da qui il nome) ai connazionali su ogni possibile argomento di interesse: un vero e proprio esercito volontario (e ubiquitario) in grado di “dare una scossa alla nazione in tempi rapidi e con efficacia”.
La battaglia di Creel fu combattuta sia in America sia all’estero. Anche in Italia. E a proposito del nostro paese, Creel scrisse: «Più di altri popoli, gli italiani adoravano cartoline e gingilli di ogni tipo e, sotto la direzione di Nester, il Comitato distribuì 4.500.500 cartoline con immagini di guerra; 154.854 spille con l’immagine della bandiera americana, nastri italo-americani e bottoni; 68.574 locandine raffiguranti il Presidente Wilson; 66.640 locandine di guerra americane assortite; 200.000 bandiere americane di carta; 30 bandiere americane di stoffa; 33.300 spartiti dell’inno nazionale americano; 326.650 opuscoli contenenti brani dei discorsi del Presidente Wilson; 364.235 opuscoli contenenti statistiche di guerra e altre informazioni relative all’America; 200 carte geografiche degli Stati Uniti; 500 fotografie del Presidente Wilson; 35 incisioni raffiguranti il Presidente Wilson. Ristampe ricavate da mostre fotografiche americane furono esposte in 3.000 città italiane. In un modo o nell’altro, considerando solo il lavoro svolto dal Comitato, il materiale educativo americano giunse in ben 16.000 città italiane».
Come abbiamo venduto l’America rappresenta un documento importantissimo per capire come la propaganda manipola le nostre coscienze e può arrivare a renderci entusiasti di partecipare a una guerra mondiale. Un tema attualissimo su cui non si dirà mai abbastanza.