Un Power Bank, si legge su un sito dedicato,
è una batteria esterna che può essere caricata tramite un cavo USB da una fonte di alimentazione come un computer portatile o un caricatore a parete. Una volta carico, il Power Bank viene utilizzato per fornire energia a qualsiasi dispositivo elettronico (smartphone, tablet, fotocamere, videocamere).
Il termine, ormai invalso anche in italiano, può essere tradotto con “caricabatterie portatile”, “batteria esterna” o altro ancora, ma la versione inglese è sicuramente la più diffusa da noi, tanto da essere facilmente riconoscibile da una buona fetta della popolazione italiana.
Sicuramente un Power Bank non è una “banca di potere” come si legge sulla confezione del prodotto qui mostrato, che mi è capitato di vedere nella vetrina di un negozio specializzato.
Il termine power, infatti, non significa solo “potere”, ma anche “energia elettrica”, “elettricità”. Quando gli inglesi vogliono dire che l’elettricità è andata via, dicono “The power is out”. Stesso discorso per bank, che non significa solo “banca”, ma anche “batteria”.
Il calco dell’espressione power bank conduce a un abominio traduttivo che porta a pensare che dietro a un’innocua batteria esterna si nasconda una temibile “banca del potere”. E cosa sarebbe una “banca del potere”? Un oggetto per il quale un politico o aspirante tale sarebbe disposto a fare follie?
Stiamo attenti quando traduciamo. Il rischio di cadere nel ridicolo è davvero alto.