Siamo convinti che la morte come pena sia un relitto di epoche barbare, parte di vestigia che rimandano a periodi bui dell’umanità, niente a che fare con lo splendore della civiltà contemporanea, illuminata dalla conquista della pena umana che “deve tendere alla rieducazione del condannato” (art. 27 della Costituzione italiana).
In realtà, come ricorda Italo Mereu nel sempre attuale La morte come pena (1982, Espresso Strumenti), è proprio con l’avvento dell’epoca moderna che la morte come pena trionfa, diventa la nuova unità di misura, la panacea miracolosa con cui si rimedia a tutto. È con la modernità che essa viene «impiegata contro chiunque: assassini e borsaioli; rapinatori e ladri di vasi sacri; stupratori e devastatori di vigne; regicidi ed omosessuali» (p. 42). Ma anche contro suicidi mancati, cattolici che fanno sesso con ebree o cani, delinquenti comuni e adulteri.
Nell’alto Medioevo, invece, in quelli che tutti ancora oggi definiscono i secoli bui della storia dell’Occidente, vigeva l’istituto del “guidrigildo” o “composizione”, ossia il prezzo dell’uomo che l’uccisore doveva pagare alla famiglia dell’ucciso per evitarne la vendetta.
Si tratta di una forma di risarcimento che se, da un lato, può apparire “rozza” alla nostra sensibilità contemporanea, la quale disdegna ridurre a cifra monetaria la vita umana, dall’altro, evitava spargimenti di sangue a catena e smorzava sul nascere ogni tentazione di vendetta.
A ben pensarci, l’istituto del guidrigildo presenta sorprendenti affinità con istituti della contemporaneità, se si pensa che il paradigma della giustizia riparativa – basato su concetti quali “riparazione”, “risarcimento”, “restituzione”, “mediazione penale” – sta sempre più prendendo piede in concorrenza ai più noti paradigmi “retributivo” e “riabilitativo”, basati sul carcere come pena e sulla riabilitazione del condannato.
Chissà che, anche da noi, non ritorni una qualche forma di compensazione a sostituire, almeno parzialmente, la barbara pena del carcere.
A proposito, anche il carcere è una pena recente. Ma questa è un’altra storia.