In quella che è la sua opera principale, La sociologia del partito politico, da poco ristampata in Italia per merito della Oaks Editrice (2022), il sociologo italo-tedesco Roberto Michels (1876-1936) così scrive:
Nella dura lotta (grandiosa e drammatica talvolta ma sovente combattuta anche in un modo sordo, non avvertibile per chi non vi presti attenzione) tra la nuova classe che ascende e la vecchia classe colpita da un periodo di decadenza, reale in parte ed in parte apparente, l’etica viene tirata sempre in ballo come elemento decorativo. Nell’epoca della democrazia, l’etica è un’arma di cui ciascuno può servirsi. Nell’ancien régime chi era in possesso del potere e chi aspirava a possederlo parlava solo dei suoi diritti, dei diritti della propria persona. La democrazia è più diplomatica, più prudente. Essa ha rifiutato simili teorie reputandole immorali. Tutti coloro che agiscono nella vita pubblica oggi parlano e si battono in nome del Popolo, della collettività.
Governi e ribelli, re e capi partito, tiranni per grazia di Dio e usurpatori, arrabbiati idealisti e ambiziosi oculati, tutti sono «il popolo» e affermano di voler eseguire con la loro opera solo la volontà del popolo (Michels, 2022, p. 45).
In epoca democratica, la nozione di “popolo” diviene una miniera retorica a cui appellarsi in ogni occasione, sicuri di fare effetto sulle masse. La volontà del popolo diviene la volontà sovrana, ma anche la strategia retorica per eccellenza per far breccia nel cuore degli elettori e persuaderli a votare per difendere i propri interessi.
In realtà, è evidente che la parola è ormai solo un paravento semanticamente saturato, adoperato per celare segreti indicibili e interessi innominabili; la password buona a tutto per celare nel file nascosto del computer dell’aspirante parlamentare i veri impulsi che lo spingono a candidarsi e a “servire il popolo”.
Ho deciso da tempo di non fidarmi più di coloro che si appellano al popolo e dichiarano di agire nel nome del popolo. In due post precedenti (questo e questo), ho esposto i motivi di questa mia avversione. Teniamone conto quando il 25 settembre prossimo andremo a votare.