In un celebre quanto ambizioso articolo del 1967, intitolato “Personal religious orientation and prejudice” (Journal of Personality and Social Psychology, vol. 5, n. 4, pp. 432-443), Gordon Allport e Albert Ross formulano quattro proposizioni generali sui rapporti tra orientamento religioso e pregiudizio. (a) In media, chi va in chiesa regolarmente ha più pregiudizi etnici rispetto a chi non va in chiesa; (b) tra questi due fattori esiste una relazione curvilineare; (c) chi frequenta la chiesa e ha una motivazione intrinseca nei confronti della religione è significativamente meno prevenuto di chi è estrinsecamente motivato; (d) chi frequenta la chiesa ed è indiscriminatamente favorevole alla religione è più prevenuto di chi ha un orientamento coerentemente estrinseco ed è molto più prevenuto di chi ha un orientamento coerentemente intrinseco.
Allport e Ross affermano che una persona con un orientamento religioso estrinseco usa le proprie opinioni religiose per ottenere sicurezza, consolazione, status o sostegno sociale per sé: per questo tipo di persone la religione non è un valore in sé, ma serve altri bisogni. Anche il pregiudizio è uno strumento utile: anche esso fornisce sicurezza, consolazione, status e sostegno sociale. Una vita che dipende dal supporto della religione estrinseca dipenderà probabilmente dal sostegno del pregiudizio, di qui le correlazioni positive tra l’orientamento estrinseco e l’intolleranza. Al contrario, l’orientamento intrinseco non è uno strumento: si crede perché si aderisce a valori religiosi come l’umiltà, la compassione e l’amore. Tra orientamento estrinseco e pregiudizio esiste, dunque, una affinità di carattere e la medesima ricerca di sicurezza, consolazione, status e sostegno sociale.
Alla luce di questa interpretazione, non apparirà strana l’ostentazione coram populo di atteggiamenti e comportamenti di pregiudizio nei confronti dei migranti in personalità politiche, del mondo della cultura, dello spettacolo, della televisione che pure esibiscono rosari, croci e altri simboli religiosi nelle loro comparse pubbliche. Il riferimento più recente è a Matteo Salvini, noto per condurre dibattiti e arringare le folle mostrando ostinatamente rosari e crocifissi. Per Salvini e gli altri come lui, la religione ha un valore puramente strumentale, finalizzata al conseguimento del consenso politico da parte di “credenti” ad orientamento religioso meramente estrinseco che trovano nelle sue parole contro i migranti un rifugio dalle insicurezze, frustrazioni e perdite di status che contraddistinguono la propria esistenza. Brandendo il rosario e tuonando contro chi non è italiano, Salvini comunica sicurezza agli insicuri e consolazione agli afflitti sociali. Religione estrinseca e pregiudizio si danno forza a vicenda, mitigando ansie e rafforzando animi. Come dicono Allport e Ross, la religione non è un valore in sé, ma serve altri bisogni.
La distinzione tra orientamento religioso estrinseco e orientamento religioso intrinseco dovrebbe sempre essere tenuta in conto quando si analizzano le vicende della politica e gli enigmi del consenso elettorale che circondano chi esibisce simboli religiosi in pubblico. Non si tratta dell’unico fattore da prendere in considerazione, ma sicuramente di uno dei più rilevanti.