Sono numerosi i film e le serie televisive che ritraggono coloro che appartengono alle classi sociali agiate come individui avidi, disposti a tutto pur di prevalere sul prossimo e poco inclini a rispettare le “banali” norme etiche della vita quotidiana.
Nel 2012, data di pubblicazione dell’articolo degli psicologi Piff, Stancato, Mendoza-Denton, Keltner e Côté, Higher social class predicts increased unethical behavior, tale rappresentazione ha avuto una conferma scientifica.
Dopo aver condotto ben sette esperimenti, alcuni dei quali molto creativi, i cinque ricercatori della University of California e della University of Toronto hanno rilevato che coloro che appartengono alle classi più agiate tendono effettivamente a esibire comportamenti sociali poco etici in misura maggiore rispetto a coloro che appartengono alle classi sociali inferiori.
In particolare, la ricerca ha dimostrato che, rispetto agli omologhi appartenenti alla lower class, gli individui della upper class hanno una maggiore probabilità di infrangere le norme di guida, di pervenire a decisioni poco etiche, di sottrarre beni di valore, di mentire durante una negoziazione, di raggirare il prossimo per accrescere le probabilità di vincere un premio e di approvare condotte di lavoro illecite.
Secondo gli studiosi, ciò è dovuto al fatto che, negli ambienti altolocati, vi sarebbe un atteggiamento più positivo nei confronti dell’avidità e del perseguimento di fini egoistici. I privilegi di cui si gode in queste classi stimolerebbero una condotta indipendente dagli altri e una tendenza a conferire uno status prioritario a se stessi e al proprio benessere rispetto a quello degli altri. Le persone facoltose, dunque, violerebbero le norme perché, in qualche modo, si reputerebbero “al di sopra della legge”.
Tra i sette studi eseguiti dai ricercatori, è opportuno considerare due ricerche sul campo, condotte tramite osservazione naturalistica, che hanno preso ad esame lo stile di guida dei soggetti studiati. Deducendo la classe sociale dal tipo di auto guidata, Piff e colleghi hanno evidenziato che chi guida auto costose tende a tagliare la strada agli altri automobilisti e a non fermarsi alle strisce pedonali in misura quattro volte maggiore rispetto a chi conduce auto più modeste.
In un altro studio, i ricercatori hanno manipolato i partecipanti facendo in modo che questi “sentissero” di appartenere a una classe agiata o deprivata. Il risultato è stato che i primi hanno sottratto, due volte più dei secondi, caramelle destinate ai bambini e contenute in un barattolo: un comportamento davvero poco etico!
In tutte le sette ricerche, concludono gli studiosi, la tendenza generale è che più aumenta la classe sociale di un individuo, più aumenta la sua probabilità di comportarsi in maniera poco etica.
Si tratta, ovviamente, di una ricerca di tipo esplorativo a cui sarebbe errato attribuire significati definitivi. È inevitabile, però, riandare con la memoria agli antichi imperatori che, con un semplice gesto, erano in grado di decidere la vita dei loro subalterni o al celebre “Lei non sa chi sono io” con cui tanti ricchi segnala(va)no ai loro interlocutori il diritto a privilegi non riconosciuti dalla legge o al celebre sonetto del Belli Li soprani der monno vecchio in cui compare il famoso verso “Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo”, poi ripreso anche da Alberto Sordi.
Nobili e altolocati si sono sempre sentiti superiori al resto della popolazione e, nonostante i tempi siano diversi e i nobili non ci siano più, è probabile che i loro omologhi contemporanei continuino a sentirsi allo stesso modo. Anche se, forse, non hanno più la spudoratezza di dirlo in pubblico.
Fonte: P. K. Piff, D. M. Stancato, S. Cote, R. Mendoza-Denton, D. Keltner. “Higher social class predicts increased unethical behavior”. Proceedings of the National Academy of Sciences, 2012.