Adamo fu il primo uomo creato da Dio secondo la Bibbia? Così come Eva fu la prima donna?
Questo è quello che ci viene insegnato da sempre ed è un insegnamento talmente radicato che saremmo sconvolti dall’apprendere che, in realtà, la parola Adam, come nome proprio, compare raramente al di fuori di Genesi 1-5. Essa, infatti, è presente nell’Antico Testamento per ben ventidue volte e sempre con l’articolo determinativo (ha in ebraico). In queste ventidue volte, il termine è un nome collettivo e significa umanità. Quando, invece, è privo di articolo, viene tradotto come nome proprio.
Così, ha-adam si traduce di solito con “l’uomo” (nel senso di un uomo in genere) o con “l’umanità” (secondo il contesto), mentre adam (senza ha) diventa “Adamo” (l’Adamo che conosciamo tutti). Ad esempio, in Genesi 1, 27, dove si legge “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò”, il termine usato per “l’uomo” è proprio adam.
Non a caso, alcuni commentatori riferiscono che Adam non dovrebbe mai essere tradotto come un nome proprio, cosa che condurrebbe allo stravolgimento di migliaia di anni di credenze bibliche che hanno individuato in Adamo un uomo in carne e ossa, responsabile della perdita della grazia divina da parte dell’umanità. Se così fosse, l’umanità non sarebbe caduta nel peccato a causa dell’errore di un solo uomo, ma a causa di… se stessa (circostanza che appare, del resto, più sensata).
Forse, però, addossare la colpa dei nostri errori su un unico individuo – il nostro avo primigenio – serve una funzione psicologica: la funzione del capro espiatorio (altra figura che dobbiamo al folklore biblico). È più facile prendersela con un unico essere abominevole e lasciare che sia questi a essere responsabile di ogni nostro guaio, che cercare la colpa in noi stessi.
È un meccanismo ordinario di funzionamento della nostra psiche – ieri come oggi – che serve ad alleggerirci dall’errore e proiettarlo su un terzo, meglio se questi è lontanissimo nel tempo.
Se così stanno le cose, il povero Adamo sarebbe, dunque, solo la proiezione di tutti i nostri sbagli. “Sei tutti i miei sbagli” come cantavano i Subsonica qualche anno fa. E così la nostra coscienza “se ne lava le mani” (altra frase di origine biblica) e si fa bella ai propri occhi.