A chi si accinge a festeggiare il natale, vorrei ricordare, con l’aiuto della recente Storia del presepe di Erberto Petoia (Editori Riuniti University Press, Roma, 2015) che:
nei primi tre secoli della cristianità, i cristiani non sapevano nemmeno che cosa fosse il Natale:
«La festa del Natale del 25 dicembre, così come la celebriamo noi oggi, era completamente sconosciuta ai cristiani dei primi tre secoli e questa data, che in seguito diventerà il momento centrale nelle festività e nella liturgia della Chiesa cristiana, era del tutto priva di significato» (p. 23).
il 25 dicembre era, invece, una data importante per i cosiddetti “pagani”:
«Tale data rivestiva, invece, un’importanza fondamentale nella religione pagana romana, dedicata, come festività particolare, all’adorazione del sole. In realtà, tutte le date che vengono proposte come giorno della nascita di Cristo vanno a sovrapporsi e a rinnovare cerimonie e credenze assai più antiche e radicate, unite da un elemento comune che rimanda ai grandi eventi cosmici, tra cui la resurrezione stagionale della natura e la rinascita di un dio che, come nelle primissime civiltà dei coltivatori, si sarebbe immolato o sarebbe stato ucciso per dar vita alle piante e al seme» (p. 23)
nessuno sa quando sia nato esattamente Gesù detto il Cristo:
«L’origine della festa liturgica della nascita di Gesù rappresenta una delle questioni più complesse e controverse della storia della Chiesa, anche perché gli evangelisti non indicano la sua data di nascita, né forniscono notizie utili al riguardo gli altri scritti del Nuovo Testamento» (pp. 24-25).
dal poco che sappiamo, però, non è sicuramente nato in inverno:
«Luca […] ci consente di stabilire la stagione in cui nacque Cristo, in particolare, con l’episodio dell’annunciazione ai pastori, che “vegliavano di notte, facendo la guardia al loro gregge”, e di escludere proprio quella invernale, poiché in Palestina i pastori vivevano nei campi e dormivano di notte all’aperto da marzo-aprile circa fino a novembre» (p. 26).
il 25 dicembre fu scelto come giorno natale di Cristo per altre ragioni:
«Le motivazioni che portarono l’Occidente a scegliere la data del 25 dicembre come data per la celebrazione della nascita di Cristo furono soprattutto di ordine teologico, in piena concorrenza con il paganesimo, in un momento in cui la Chiesa, finito il tempo delle persecuzioni e diventata religione ufficiale dell’impero romano, si trova a riorganizzare il proprio culto. […] La data per celebrare la nascita di Cristo doveva essere, perciò, non solo funzionale ma avere inoppugnabili e salde motivazioni teologiche e simboliche. Per questo motivo si scelse il 25 dicembre, giorno dedicato nella religione romana alla celebrazione del Dies Natalis Solis Invicti, la principale festività del culto del Sole nella religione di Mitra istituita in quella data dall’imperatore Aureliano, che godeva di grosso seguito tra la popolazione romana e che attirava e affascinava molti cristiani con le feste spettacolari che si celebravano con cerimonie e giochi in onore del Sole Invitto» (pp. 31-32).
dopo la sostituzione della festa “pagana” con quella “cristiana”, molti cristiani si sentirono confusi:
Infatti Leone Magno, ancora nel V secolo, così si lamentava dei cristiani che continuavano a onorare il sole alla maniera dei pagani: «Tra queste usanze vi è quella empia che porta i più stolti ad adorare alle prime luci del giorno il sole che sorge; e alcuni cristiani, convinti di compiere un atto religioso, prima di entrare nella basilica di san Pietro apostolo, dedicata all’unico e vero Dio, giunti in cima alle scale che conducono all’atrio superiore, si volgono verso il sole nascente e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. E questo fatto, ripetuto in parte per ignoranza e in parte per la loro mentalità pagana, ci angoscia e ci addolora molto» (pp. 33-34).
infine, perfino l’iconografia del presepe è cambiata nel tempo:
«E così il Bambino in fasce passa dalle braccia della Madonna alla greppia; Maria è raffigurata sola, in disparte, talvolta sdraiata; la grotta con il passare dei secoli si trasforma in capanna e successivamente in un tempio diroccato; San Giuseppe assume l’aspetto di un vecchio stanco e dubbioso; i Magi da saggi orientali diventano re; i pastori da emarginati conquistano un ruolo di primo piano; il bue e l’asino, assenti nelle scritture, diventano elementi irrinunciabili di qualsiasi scena della Natività; le ostetriche diventano lavandaie» (pp. 37-38).
In sintesi. Nei primi tre secoli della cristianità, i cristiani non sapevano nemmeno che cosa fosse il Natale. Originariamente, il 25 dicembre era una data importante solo per i “pagani”. Nessuno sa quando sia nato esattamente Gesù, sicuramente però non è nato il 25 dicembre, né in inverno, né nell’anno zero dell’era cristiana. Il 25 dicembre fu scelto come giorno natale di Cristo perché era il giorno del Dies Natalis Solis Invicti, tanto che i cristiani ci misero un po’ di tempo per abituarsi alla sostituzione. Infine, lo stesso presepe non corrisponde oggi a quello che era in passato.
In altre parole, ciò in cui i cristiani credono oggi non ha nulla a che fare con la realtà storica o col modo in cui gli antichi cristiani pensavano la loro religione.
Buon Natale!