Della preghiera crediamo di sapere tutto.
Per qualcuno è un’attività noiosa e ripetitiva a cui si è costretti dal volere della famiglia o del gruppo di appartenenza o dall’autorità religiosa. Per altri, è una forma di comunicazione con la divinità che permette di conferire un senso al mondo che ci circonda e di alleviare le sofferenze dell’esistenza. Per altri ancora, è uno dei segni più evidenti di appartenenza religiosa; un segno che consente di distinguere un credente dall’altro.
La preghiera, però, è soprattutto un fatto sociale complesso, denso di funzioni e significati non sempre riconosciuti da quello che un tempo si chiamava “uomo della strada”.
La preghiera, ad esempio, possiede una dimensione rituale, che prevede la recitazione di determinate parole in determinati momenti e in determinati luoghi, accompagnate da una determinata gestualità e movimenti del corpo.
La preghiera può esprimere una richiesta, per sé (preghiera di petizione) o per altri (preghiera di intercessione). Questo è il caso probabilmente più frequente di preghiera, soprattutto in momenti della vita in cui ci si sente privi di risorse, se non disperati. La divinità diviene destinataria di precise richieste di azione, da cui può dipendere la vita stessa della persona che prega o della persona per cui si prega.
La preghiera può avere una componente meditativa, che consente di lasciarsi assorbire dalla presenza putativa del divino o di focalizzare aspetti intimi della propria spiritualità.
La preghiera può avere una funzione confessoria: attraverso di essa, cioè, si confessa a Dio i propri peccati in un rapporto strettamente intimo, senza la mediazione di nessuno.
La preghiera può servire per esprimere gratitudine alla divinità per un favore concesso o un evento accaduto.
La preghiera può avere una valenza colloquiale che è utile a instaurare un dialogo occasionale o no con la divinità. In questo caso, la divinità può surrogare l’assenza di interlocutori umani significativi a cui affidare il proprio cuore.
La preghiera può avere una funzione psicoterapeutica, tramite la quale ci si libera catarticamente dalle angosce che ci assillano.
Una funzione meno nota della preghiera, in particolare di tipi di preghiera quali il rosario, è quella di costituire un dispositivo per rafforzare l’ortodossia dei credenti, soggiogare le loro scelte, orientare pensieri e convinzioni verso obiettivi prefissati, distogliere la mente da suggestioni sovversive dell’ordine religioso e simbolico dominante, assoggettare il singolo alla collettività, plasmare in maniera uniforme la condotta e la mentalità, ricreare e confermare un preciso sistema di credenze. In una parola, la preghiera può costituire un dispositivo disciplinare adoperato dalle autorità religiose per fini di parte.
Per chi volesse saperne di più su questa e altre funzioni meno note della preghiera, in particolare del rosario, rimando al mio La Sacra Corona. Storia, sociologia e psicologia del rosario (Meltemi Editore, 2024).
Un libro pieno di sorprese!