Cambiare i nomi per cambiare il mondo

Si assiste oggi a una frenetica corsa a cambiare i nomi delle persone, delle condizioni e dei luoghi per imporre la propria interessata visione del mondo. A dispetto di tutti i “negazionisti” del potere delle parole, la necessità di modificare l’assetto nominale del mondo per cambiarne la percezione e, con essa, anche la sostanza, è sempre più avvertita come un dovere politico, sociale, culturale. Un’operazione che ha spesso il sapore retrivo del ripristino di vecchi ordini di cose, spacciati per nuovi o, comunque, moderni.

Lo fa, ad esempio, il neoeletto presidente americano Trump, convinto di ribattezzare il Golfo del Messico in Golfo d’America o di abolire ogni nomenclatura che osi sfidare il tradizionale ordine binario maschio-femmina. Per non parlare della crisi climatica, oggetto di puro negazionismo, quasi che, come nelle fasi evolutive dell’infanzia, bastasse respingere il nome per respingere la realtà.

Un altro campione del riassetto nominale del mondo è certamente l’ultraliberista presidente argentino Javier Milei, deciso a spazzare via decenni di lotte delle persone con disabilità, imponendo vecchie categorie per classificare le persone con disabilità cognitiva e intellettiva. 

Lo ha fatto, come tutti i potenti, attraverso la via subdola della burocrazia, l’unica in grado di far accettare le mostruosità più efferate, travestendole con parole apparentemente neutre e imparziali. Sine ira ac studio, come diceva Max Weber.

Lo ha fatto facendo approvare sulla Gazzetta Ufficiale argentina, il 16 gennaio 2025, un documento – la risoluzione 187/2025 – della Agencia Nacional de Discapacidad che ridefinisce i criteri per la concessione delle pensioni di invalidità non contributive a chi ha disabilità intellettive.

In particolare, in un allegato – anexo – della risoluzione si legge:

Según el CI los grupos son: 0-30 (idiota): no atravesó la etapa glósica, no lee ni escribe, no conoce el dinero, no controla esfínteres, no atiende sus necesidades básicas, no pude subsistir solo; 30-50 (imbécil): no lee ni escribe, atiende sus necesidades elementales, pueden realizar tareas rudimentarias; 50-60 (débil mental profundo): solo firma, tiene vocabulario simple, no maneja el dinero, puede realizar tareas rudimentarias; 60-70 (débil mental moderado): lee, escribe, realiza operaciones simples, conoce el dinero, puede realizar trabajos de escasa exigencia intelectual; 70-90 (débil mental leve): cursó primaria y a veces secundaria, puede realizar tareas de mayor envergadura.

In base al QI i gruppi sono: 0-30 (idiota): non ha superato la fase glossica, non legge né scrive, non sa cosa sia il denaro, non controlla gli sfinteri, non soddisfa i bisogni primari, non potrebbe sopravvivere da solo; 30-50 (imbecille): non legge né scrive, soddisfa i bisogni essenziali, sa svolgere compiti rudimentali; 50-60 (profondo handicap mentale): solo segni, ha un vocabolario semplice, non maneggia denaro, sa svolgere compiti rudimentali; 60-70 (disabilità mentale moderata): legge, scrive, esegue operazioni semplici, sa gestire il denaro, può svolgere lavori che richiedono poca competenza intellettuale; 70-90 (ritardo mentale lieve): ha frequentato la scuola primaria e talvolta la scuola secondaria, riesce a svolgere compiti più impegnativi.

In un solo colpo, la risoluzione argentina, facendo piazza pulita della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, che pure ha valore costituzionale in Argentina, ma soprattutto dei recenti modelli di classificazione della disabilità, meno discriminanti e stigmatizzanti, reintroduce una nomenclatura medica superata da anni e non più in linea con le moderne conoscenze sulla disabilità.

Termini come “idiota”, “imbecille”, “ritardato” sono disseppelliti e resuscitati con la razionalizzazione che si tratta di termini con “una radice scientifica” e che sono stati sempre adoperati.

Un’argomentazione risibile che non tiene conto del fatto che, nel frattempo, questi termini hanno acquisito una connotazione del tutto negativa e sono stati rimpiazzati da parole più rispettose e adeguate alla contemporaneità. Per questa via, non meraviglierebbe se, improvvisamente, fossero recuperati termini come “invertito” per gli omosessuali maschi o “tribade” per le omosessuali donne, che pure facevano parte del lessico scientifico di qualche secolo fa.

I sostenitori di Milei affermano anche che, con i criteri precedenti, conformi alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità ma giudicati troppi ampi, era più facile compiere truffe ai danni del sistema previdenziale. Ma anche questa argomentazione non regge se pensiamo all’acribia con la quale, in altri paesi, il nuovo modello di valutazione della disabilità si è coniugato con classificazioni più precise e affidabili della vasta fenomenologia in cui ricadono le persone con disabilità.

Per fortuna, l’esempio di Milei non è seguito in tutto il mondo. Anzi, in alcuni paesi, come l’Italia, la terminologia per designare le condizioni di disabilità è cambiata in senso più inclusivo.

Si pensi al Decreto Legislativo 3 maggio 2024, n. 62 “Definizione della condizione di disabilità, della valutazione di base, di accomodamento ragionevole, della valutazione multidimensionale per l’elaborazione e attuazione del progetto di vita individuale personalizzato e partecipato” che, all’art.4, ha così modificato le parole della disabilità.

Art. 4

Terminologia in materia di disabilità

A decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto:

a) la parola: «handicap», ovunque ricorre, è sostituita dalle seguenti: «condizione di disabilità»;
b) le parole: «persona handicappata», «portatore di handicap», «persona affetta da disabilità», «disabile» e «diversamente abile», ovunque ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «persona con disabilità»;
c) le parole: «con connotazione di gravità» e «in situazione di gravità», ove ricorrono e sono riferite alle persone indicate alla lettera b) sono sostituite dalle seguenti: «con necessità di sostegno elevato o molto elevato»;
d) le parole: «disabile grave», ove ricorrono, sono sostituite dalle seguenti: «persona con necessità di sostegno intensivo».

 

L’art. 4 del Dlgs. 62/2024 dimostra come il mondo può essere cambiato in meglio, adottando una terminologia più rispettosa e adeguata a definire le persone con disabilità e le loro condizioni. Cambiando i nomi si può anche migliorare il mondo, non solo peggiorarlo.

Di seguito il testo della risoluzione 187/2025. Qui il testo dell’anexo alla risoluzione.

AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD

Resolución 187/2025

RESOL-2025-187-APN-DE#AND

Ciudad de Buenos Aires, 14/01/2025

VISTO el Expediente EX-2025-04528986-APN-DNAYAE#AND, la Ley Nº 13.478 sus normas modificatorias, los Decretos N° 432 del 15 de Mayo de 1997 sus modificatorias y complementarias y N° 698 del 5 de septiembre de 2017 y sus modificatorias, y

CONSIDERANDO:

Que por el artículo 9º de la Ley Nº 13.478 y sus normas modificatorias, se facultó al PODER EJECUTIVO NACIONAL a otorgar, en las condiciones que fije la reglamentación, una pensión inembargable a toda persona sin suficientes recursos propios, no amparada por un régimen de previsión e imposibilitada para trabajar.

Que mediante el Anexo I aprobado por el artículo 1º del Decreto N° 432/1997, y sus normas modificatorias, se reglamentó el artículo 9° de la Ley Nº 13.478 y se establecieron los requisitos para la tramitación, otorgamiento, liquidación, suspensión y caducidad de las prestaciones no contributivas por invalidez laboral.

Que por el Decreto N° 698/2017 se creó la AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD (ANDIS) como organismo descentralizado en la órbita del MINISTERIO DE SALUD, que tiene a su cargo el diseño, coordinación y ejecución general de las políticas públicas en materia de discapacidad, la elaboración y ejecución de acciones tendientes a promover el pleno ejercicio de los derechos de las personas en situación de discapacidad y la conducción del proceso de otorgamiento de las Pensiones No Contributivas por Invalidez Laboral, entre otras acciones.

Que el Decreto Nº 843/24 en el ANEXO I artículo 1° establece dentro de los requisitos para otorgar la PNC “a) Encontrarse incapacitado en forma total y permanente. Se presume que la incapacidad es total cuando la invalidez produzca una disminución del SESENTA Y SEIS POR CIENTO (66 %) o más en la capacidad laborativa. Este requisito se informará mediante la presentación del Certificado Médico Oficial (CMO) y su documentación médica respaldatoria, en el que deberá indicarse patología y grado de incapacidad, suscripto por profesional médico de establecimiento sanitario oficial o de la AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD, organismo descentralizado actuante en el ámbito del MINISTERIO DE SALUD. La AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD será la encargada de establecer el formulario del Certificado Médico Oficial (CMO) y su modalidad de confección por parte del profesional médico que se utilizará para la acreditación en cada jurisdicción. Dicho documento es de presentación obligatoria para el inicio del trámite. El Certificado Médico Oficial (CMO) contemplará las condiciones de salud, los detalles de las causales de incapacidad laboral y el contexto socioeconómico del solicitante.”

Que, en virtud de las recomendaciones realizadas por la Dirección Nacional de Apoyos y Asignaciones Económicas de esta AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD, resulta procedente aprobar un baremo médico que contenga los lineamientos para el análisis del grado de invalidez laboral.

Que la DIRECCIÓN DE ASUNTOS JURÍDICOS de esta AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD ha tomado la intervención de sus competencias.

Que la presente se dicta en uso de las facultades conferidas por los Decretos N° 698/2017 y sus modificatorios, y N° 96/2023.

Por ello,

EL DIRECTOR EJECUTIVO DE LA AGENCIA NACIONAL DE DISCAPACIDAD

RESUELVE:

ARTÍCULO 1°- Apruébese el Baremo para la evaluación médica de invalidez de las Pensiones no Contributivas por Invalidez Laboral en los términos del Artículo 9° de la Ley N° 13.478, el Decreto Reglamentario N° 432/1997, sus respectivas normas modificatorias y complementarias, identificado como Anexo I (IF-2025-04598583-APN-DNAYAE#AND) que forma parte integrante de la presente medida.

ARTÍCULO 2°- Establécese que la presente medida resultará de aplicación a todo trámite de Pensiones no Contributivas por Invalidez Laboral en los términos del Artículo 9° de la Ley N° 13.478, el Decreto Reglamentario N° 432/1997, sus respectivas normas modificatorias y complementarias, que se inicie a partir de la firma de la presente Resolución o que se haya iniciado con anterioridad; asimismo se aplicará al momento de la revisión y/o auditoría de las mismas.

ARTÍCULO 3°- Instrúyase a la Dirección Nacional de Apoyos y Asignaciones Económicas para que proceda a la implementación administrativa y/u operativa de la presente medida, y realice las capacitaciones necesarias a tal efecto.

ARTICULO 4°.- Comuníquese, publíquese, dese a la Dirección Nacional del Registro Oficial, y oportunamente archívese.

Fecha de publicación 16/01/2025

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