Concept creep

person in black pants and black shoes sitting on brown wooden chair

È stato lo psicologo australiano Nick Haslam, in “Concept Creep: Psychology’s Expanding Concepts of Harm and Pathology” (Psychological Inquiry, 27: 1–17, 2016) a notare come diversi concetti della psicologia abbiano subito un importante mutamento semantico negli ultimi decenni. Tale mutamento ha assunto la forma di una vera e propria tendenza e riguarda soprattutto concetti che fanno riferimento agli aspetti negativi dell’esperienza umana e che, oggi, coprono un’area di significato molto più ampia che in passato.

Questa espansione, che Haslam definisce con l’efficace e poco accademica espressione concept creep, si è orientata in due direzioni, “orizzontale” o qualitativa e “verticale” o quantitativa: nel primo caso, il concetto racchiude fenomeni nuovi e perfino concettualmente slegati dal fenomeno originario; nel secondo, il concetto comprende casi minori quantitativamente meno estremi. Esempi di questa estensione concettuale sono, per Haslam, termini come “dipendenza”, “trauma”, “abuso”, “pregiudizio” e “sicurezza”.

Consideriamo il termine “abuso”. Se inizialmente esso veniva impiegato per indicare fenomeni di abuso fisico e sessuale, il concetto è stato successivamente e “orizzontalmente” esteso a significare un nuovo fenomeno: l’abuso emotivo o psicologico.  In seguito, ha incorporato “verticalmente” anche il concetto di “trascuratezza” per cui un comportamento ritenuto un tempo non patologico, rientra oggi a pieno diritto nella fenomenologia dell’abuso.

La parola “trauma” indicava in origine un fenomeno esclusivamente fisico. Oggi, come è noto, esso sembra riferirsi soprattutto a fenomeni psicologici o addirittura psichiatrici: basti pensare al disturbo post-traumatico da stress.

“Dipendenza” non indica più esclusivamente una condizione correlata all’uso di droghe o alcol, ma estende il suo campo semantico fino a comprendere la dipendenza da internet, dal gioco d’azzardo, dalla pornografia e da altri comportamenti.

“Sicurezza”, che originariamente si riferiva quasi esclusivamente alla sicurezza fisica, dalla fine degli anni Ottanta ha cominciato a espandersi nel regno psicologico, tanto che oggi è diffusa l’espressione “sicurezza emotiva”.

Per Haslam, il fenomeno del concept creep riflette innanzitutto una sensibilità crescente nei confronti

del dolore e di ciò che causa danno. Il rischio, tuttavia, è che tale estensione semantica, sebbene talvolta ben motivata, patologizzi esperienze quotidiane che tutti noi viviamo e incoraggi atteggiamenti di vittimismo e fatalismo impotente.

In questo senso, un altro pericolo è quello di conferire uno status quasi ontologico a fenomeni psichici e sociali, un tempo ritenuti banali o non problematici, facendoli percepire come patologie “solide” e inquietanti contro cui è necessario un rimedio “forte” e “potente”.

Non a caso Haslam utilizza il termine creep per descrivere il fenomeno da lui studiato; un termine che fa pensare a una pianta che lentamente si arrampica, si espande e mette radici, ma anche a qualcosa di raccapricciante e sconcertante.

È indubbio che la nostra società tende a una progressiva patologizzazione e medicalizzazione della vita. L’augurio è che ciò non si risolva, in maniera raccapricciante (creepy), nella creazione di una società di “malati”, impossibilitati a guarire a causa degli esigenti modelli normativi imposti dalla contemporaneità.

Questa voce è stata pubblicata in psicologia e contrassegnata con , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.