In un post precedente, riflettevo su alcune formule linguistiche ferroviarie paradossali, stranianti e cacofoniche a cui chi viaggia è spesso esposto, ma su cui normalmente non ricade l’attenzione del pendolare, resa ottusa dalle continue ripetizioni delle formule stesse.
Al riguardo, propongo altri due esempi.
Il primo: spesso è dato sentire annunci come il seguente: “Il treno regionale Y partirà dal binario 9 invece che dal binario 14”. Niente di strano, dirà qualcuno, se non fosse per il fatto che il binario 14, binario formalmente assegnato al treno Y, è un binario da cui il treno Y non è MAI partito, né mai partirà, optando, ogni giorno, per un binario diverso, che non coincide MAI con il 14. Di fronte a fatti come il precedente, il pendolare accorto si domanda che senso abbia assegnare un binario a un treno che non parte mai da quel binario, ma SEMPRE da altri. È come dire che Z abita in Via delle Magnolie, per poi scoprire che in Via delle Magnolie, sua residenza anagrafica, non abita mai e, forse, non c’è mai stato. Una conseguenza di ciò è che il pendolare è costretto, ogni giorno, a scovare il binario di partenza del suo treno, mutevole come l’umore di una persona affetta da grave disturbo bipolare.
Il secondo: ogni giorno, puntualmente, durante il tragitto, una voce preregistrata invita i viaggiatori ferroviari ad abbassare la suoneria dello smartphone per evitare di recare disturbo ai propri compagni di carrozza. Tutto giusto, se non fosse per il fatto che il pendolare subisce, durante il viaggio, decine di annunci ad alta voce da parte delle Ferrovie dello Stato – annunci di servizio – che costituiscono una fonte non trascurabile di inquinamento acustico e che recano grande disturbo ai viaggiatori, a volte perfino superiore a quello prodotto dagli smartphone. Un paradosso acustico a cui non si fa attenzione perché sovrastati da mille voci, rumori e annunci a cui si è costretti a fare l’abitudine, volenti o nolenti.
Le linguistiche ferroviarie meriterebbero uno studio approfondito da parte di semiologi e sociologi della comunicazione. Chissà che un giorno qualcuno di buona volontà non provveda!