Vari siti italiani (ad esempio questo, questo e questo) hanno recentemente segnalato con allarme che il governo spagnolo del socialista Pedro Sanchez avrebbe deciso di impedire la recita pubblica del rosario; una decisione che minerebbe alla base le più elementari libertà religiose e che è stata accolta con scandalo da vari esponenti cattolici.
In particolare, il governo spagnolo avrebbe vietato una serie di manifestazioni, caratterizzate dalla recita collettiva del rosario, che hanno avuto luogo dinanzi alla sede del PSOE (il Partito socialista operaio spagnolo) a Madrid alla fine dello scorso novembre.
Secondo María García, presidentessa dell’Observatorio para la Libertad Religiosa, si tratterebbe di un attentato clamoroso alla libertà religiosa, una minaccia intollerabile da parte di un governo totalitario.
Ma le cose stanno davvero così? Il governo spagnolo proibisce la recita del rosario o la preghiera in generale come accadeva nell’Unione Sovietica dell’epoca staliniana?
In realtà, come riferisce una debunker spagnola, «ciò che è stato vietato non è la preghiera religiosa, quanto piuttosto l’organizzazione di una serie di proteste non comunicate entro i termini stabiliti dalla legge». Quello che molti siti di parte non dicono, infatti, è che la recita del rosario era parte integrante di una serie di proteste non autorizzate da parte del Governo spagnolo, aventi una finalità sostanzialmente politica.
La legge spagnola stabilisce che
lo svolgimento di riunioni in luoghi di pubblico transito e di manifestazioni devono essere comunicate per iscritto all’autorità governativa corrispondente dagli organizzatori o promotori delle stesse, con un preavviso di almeno dieci giorni di calendario e di trenta al massimo” e che “quando sussistono cause straordinarie e gravi che giustifichino l’urgenza di convocare e tenere riunioni in luoghi di pubblico trasporto o manifestazioni, la comunicazione (…) può essere effettuata con almeno ventiquattro ore di anticipo.
Gli organizzatori delle proteste, dunque, non si sono attenuti alle norme che disciplinano lo svolgimento delle manifestazioni pubbliche. Nessun divieto di pregare. Semplicemente, l’obbligo di far rispettare una legge.
Far passare un divieto imposto dalla legge per una violazione di un diritto basilare è una delle più vecchie strategie propagandistiche utilizzate in ambito politico. In particolare, l’uso di un simbolo religioso come il rosario per fini politici è una pratica a cui anche noi italiani siamo abituati. Si pensi all’uso strumentale del rosario da parte di Matteo Salvini in occasione di comizi politici dove la corona religiosa serve ad “accreditare” posizioni sovraniste o contrarie agli immigrati “in nome di Dio, della patria e della tradizione”.
Su questo e altri aspetti sociali e psicologici del rosario, pubblicherò fra qualche mese un volume che, per la prima volta, discuterà di questo apparentemente innocuo ausilio alla preghiera con il contributo delle scienze sociali.