Succede quando muore una persona famosa o un conoscente che non vedevamo da un po’. La prima cosa che chiediamo o ci chiediamo, una volta superata la fase della costernazione emotiva, è per quale ragione sia morto (o morta). È più forte di noi. Dobbiamo saperlo. È stato un incidente stradale? Una caduta? Una malattia? E, se sì, un infarto, rapido e straziante, o “il male del secolo”, dal decorso lungo e agonizzante? Una malattia del sistema respiratorio? O dell’apparato genito-urinario?
La causa della morte è un’informazione per noi vitale perché serve a mettere ordine nelle nostre credenze e a rassicurarci. Certo, tutti dobbiamo morire, ma individuare una causa, magari riconducibile a una malattia o a un evento prevedibili, e quindi, prevenibili, ci tranquillizza perché ci dice che quella causa era potenzialmente evitabile. Se essa non si fosse verificata, la persona famosa o il conoscente sarebbero ancora in vita.
E, allora, un pensiero corre al nostro stile di vita, al nostro stato di salute, alle condizioni del nostro cuore, delle nostre arterie, dei nostri polmoni. “Per fortuna, non fumo, altrimenti…”. “Tutti sanno che eccedeva con l’alcol, io invece…”. “Aveva una vita disordinata ed è per questo che…”. “Sono sempre stato prudente, io!”. E immediatamente eseguiamo, sperando che nessuno se ne accorga, un confronto tra la nostra vita e quella di chi in vita non è più: per ricavarne un motivo di conforto, una differenza essenziale, uno scarto vitale.
Questo ruminare sulle cause conferma e rafforza la credenza principale che sorregge le nostre vite, ossia che, potenzialmente, siamo tutti immortali fino a prova contraria. Anzi, fino a evento o malattia contrari. Si tratta di un’illusione fondamentale che ci dà speranza e forza di vivere e che, se venisse meno, renderebbe le nostre esistenze più miserevoli.
Chiedere la causa serve, allora, a preservare il nostro ottimismo nei confronti della vita, tanto che ci angustiamo se apprendiamo che il personaggio o il conoscente deceduti conducevano una vita moderata, priva di rischi o eccessi. “Qualcosa doveva pur esserci!”, ci raccontiamo e andiamo alla ricerca, nella nostra mente, delle possibili cause di quella morte. E spesso la troviamo. Ne basta una, una qualsiasi, anche un semplice sospetto, e il nostro sistema di credenze è salvo.
“Oh Signore, dacci oggi la nostra illusione quotidiana” invoca il nostro inconscio.
E per nutrire l’ illusione di immortalità che conferisce senso alla nostra vita andiamo a caccia di una causa di morte.