Oggi, cucchiaio, forchetta e coltello sono considerati l’abbiccì della civiltà. A tavola, è considerato ordinario servirsi di questi strumenti per portare il cibo alla bocca. Chi non lo fa è considerato, rozzo, incivile, strano, se non addirittura matto. Eppure, la forchetta, ad esempio, si è diffusa come strumento “normale” solo in tempi relativamente recenti ed è stata considerata “strana” per molto tempo a testimonianza del fatto che ciò che diamo per scontato e naturale oggi può non esserlo stato nel passato.
Non si sa con precisione quando la forchetta abbia fatto la sua comparsa sul nostro desco. Ciò che si sa è che romani e greci antichi adoperavano di solito esclusivamente le mani. Varie attestazioni iconografiche ne segnalano la presenza già nell’XI secolo, anche se bisognerà attendere ancora qualche secolo perché si diffonda in tutti gli strati sociali. Il fatto curioso è che, per diverso tempo, la forchetta fu condannata dalla Chiesa quale esempio di immoralità.
Così scrive la storica (di recente scomparsa) Chiara Frugoni in un suo interessante libro:
Gli uomini di Chiesa ritennero la forchetta strumento di mollezza e perversione diabolica. San Pier Damiani (1007-1072) non ebbe alcuna pietà per la povera principessa bizantina Teodora, andata sposa al doge Domenico Selvo, che usava la forchetta e si circondava di raffinatezze cercando di ingentilire le maniere dell’Occidente: «Non toccava le pietanze con le mani ma si faceva tagliare il cibo in piccolissimi pezzi dagli eunuchi. Poi li assaggiava appena portandoli alla bocca con forchette d’oro a due rebbi»; la terribile morte della giovane donna, le cui carni andarono lentamente in gangrena è vista come una giusta punizione divina per un così grande peccato (Frugoni, C., 2001, Medioevo sul naso, Laterza, Roma-Bari, p. 114).
Per molto tempo la forchetta fu considerata segno di eccessiva stravaganza e il suo uso si generalizzò di pari passo con il diffondersi della pasta. Le ubbie religiose si opposero all’avanzare della forchetta fino al XVIII secolo, quando finalmente, seppure con gradualità, lo strumento non fu più giudicato un mezzo di perdizione dell’anima.
La “stranezza” della forchetta risalta anche dal seguente brano:
Un viaggiatore francese, dopo aver visitato nel 1610 Venezia e le corti di Ferrara, Firenze e Roma, notava «un’altra usanza che non c’è in alcun altro paese da me visitato nei miei viaggi, né credo sia praticata da alcun altra nazione della cristianità, ma solo dall’Italia. Gli italiani usano sempre la forchetta e se qualcuno, chiunque egli sia, che siede a tavola in compagnia di altri, sconsideratamente tocca con le dita il pezzo di carne da cui tutti tagliano, dà offesa alla compagnia, perché egli trasgredisce le norme della buona educazione». Catturato dall’esempio, tornato in Inghilterra, egli fu oggetto di ironie: «Fui motteggiato per questo frequente uso della forchetta da un mio amico, dotto gentiluomo, il quale nel suo allegro umore non esitò a chiamarmi furcifer, perché usavo la forchetta a tavola».
Lo stupore dell’amico inglese, come di Thomas, derivava dal fatto che frapporre un mezzo meccanico fra le mani e il cibo era un obbligo della donna mestruata, affinché costei evitasse il contatto contaminante col cibo. Perciò l’attrice Isabella Andreini, invitata ad un banchetto dai Gonzaga, si ritenne offesa quando le venne presentata una forchetta. Sullo stesso metro ragionava Luigi XIV, quando cacciò il pronipote duca di Borgogna, per aver osato tirar fuori da un astuccio la propria forchetta. Avrebbe dato cattivo esempio ai bambini! (Bertelli, S., 1994, Corsari del tempo. Quando il cinema inventa la storia, Ponte alle Grazie, Firenze, p. 325).
Sembra bizzarro a noi contemporanei che l’uso della forchetta sia stato considerato per lungo tempo indice di cattiva educazione e di inciviltà. Diamo per scontato che la civiltà sia qualcosa di unico, che in ogni tempo sia stata la medesima in Occidente, senza riflettere che anche la civiltà e la cultura sono prodotti sociali, che variano nel tempo e nello spazio.
La lezione che possiamo trarre dalla storia della forchetta è che il comportamento rozzo di oggi può essere la condotta civile di domani, così come un gesto civile di oggi potrebbe essere considerato grossolano o condannabile tra qualche tempo. Lo dimostra, ad esempio, la storia dello scappellotto educativo, un tempo gesto consigliato a tutti i genitori per “raddrizzare” i figli riottosi all’obbedienza e oggi considerato un atto passibile di condanna penale.