Agli esordi del coronavirus, nel 2020, e anche in seguito, un po’ come un fiume carsico, la domanda se si muoia “con il virus o per il virus” è emersa ad alimentare polemiche sulla “conta dei morti di Covid” con i virologi ad affermare, più o meno compatti, che si muore sempre per il virus e che i calcoli ufficiali sui decessi sono corretti, e giornalisti ed altri a polemizzare che a morire del virus sono soprattutto persone afflitte da altre patologie.
In due miei post precedenti (qui e qui), mi sono soffermato sulle implicazioni logiche e psicologiche della discussione in particolare in riferimento alla cosiddetta fallacia della causa unica, la tendenza a ritenere che un evento debba essere necessariamente causato da un’unica causa, quando invece agiscono varie concause.
Mi ha colpito, di recente, il fatto che la discussione abbia, in un certo senso, cambiato di segno. Come riferisce un articolo del «Corriere della Sera» del 5 febbraio scorso (p. 20), a fronte dell’alto tasso di letalità dell’Italia rispetto agli altri paesi europei, molti medici, scienziati, virologi, epidemiologi si dichiarano convinti che, soprattutto negli ultimi tempi, il calcolo delle vittime del Covid in Italia sia errato in quanto comprende un alto numero di persone “anziane, positive, ma morte per altre patologie, magari non curate per la saturazione del sistema ospedaliero. Se così fosse il quadro generale dell’evoluzione della pandemia risulterebbe falsato”.
Così, secondo Maria Rita Gismondo del Sacco di Milano, “potrebbe esserci anche un’errata codificazione dei decessi Covid come in molti stanno ormai evidenziando”. Della stessa opinione sono anche Francesco Vaia dello Spallanzani e Matteo Bassetti, i quali richiamano la necessità di una analisi approfondita sul tema perché “nei dati potrebbero quindi entrare anche persone colpite da altre patologie ma non curate o curate in ritardo, a causa della pandemia”.
Ritorna così l’urgenza di ragionare in termini di concause piuttosto che di cause uniche. Cosa buona e giusta. Ma ho l’impressione che le polemiche carsiche sui decessi “per covid o con covid” siano condotte da medici, scienziati, virologi ed epidemiologi più per scopi di legittimazione di scelte di contrasto al virus che per amore della scienza.
Mi spiego. Nelle prime ondate del virus, l’interesse era di richiamare l’attenzione del pubblico sulla pericolosità del virus e la parola d’ordine era: il Covid è l’unica causa di morte. Altre eventuali patologie non contano (ciò non significa che anche all’interno della stessa comunità scientifica non vi fossero controversie, anche aspre).
Oggigiorno, invece, l’allarme calcoli-sbagliati serve a legittimare la bontà della campagna vaccinale condotta in Italia, paese dove il 90% della popolazione è vaccinata. Come dire: dal momento che la stragrande maggioranza delle persone sono vaccinate e il vaccino funziona, l’anomalia degli alti numeri dei decessi deve spiegarsi con calcoli sbagliati, altrimenti correremmo il rischio di mettere in discussione l’efficacia dei vaccini e questo non possiamo farlo.
Con questo non intendo “sposare” le tesi dei No-vax e contestare l’efficacia dei vaccini. I vaccini funzionano. Punto. Mi domando solo perché medici e scienziati mettano in discussione oggi quello che, all’inizio, era il dogma inattaccabile e indiscutibile della causa unica.
Nel frattempo, la rilevanza delle concause emerge anche dall’ultimo rapporto ISS sulle “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia”. Qui si legge che, analizzando le cartelle cliniche di 8.436 casi di decessi per Covid (età media dei deceduti per Covid: 80 anni), emerge, fra l’altro, che “Il numero medio di patologie osservate in questa popolazione è di 3,7 […]. Complessivamente, 246 pazienti (2,9% del campione) presentavano 0 patologie, 955 (11,3%) presentavano 1 patologia, 1.512 (17,9%) presentavano 2 patologie e 5.723 (67,8%) presentavano 3 o più patologie”.
Insomma, mi sembra che l’abbandono della fallacia della causa unica sia sempre più urgente se vogliamo capire scientificamente come si muove e uccide il virus.