È noto che gli effetti di sostanze psicotrope sul comportamento dipendono non solo da fattori chimici o fisiologici, ma anche dalle aspettative associate a quelle sostanze. Un esempio impressionante in tal senso è dato da uno studio condotto da Marlatt e Rohsenow (1981) sull’assunzione di bevande alcoliche.
I due condussero un esperimento rivolto a quattro gruppi di soggetti (maschi e femmine, alcolisti e bevitori in occasioni sociali) differenziati in base al tipo di sostanza che era stato loro detto che avrebbero bevuto e al tipo di sostanza che avrebbero realmente bevuto:
1) soggetti che si aspettavano di bere alcol e che avevano bevuto realmente alcol;
2) soggetti che si aspettavano di bere alcol e che invece avevano bevuto acqua tonica;
3) soggetti che si aspettavano di bere acqua tonica e che invece avevano bevuto alcol;
4) soggetti che si aspettavano di bere acqua tonica e che avevano bevuto acqua tonica.
I risultati evidenziarono alcuni aspetti interessanti.
I comportamenti motori dei soggetti avevano strettamente a che fare con la quantità di alcol che essi credevano di aver consumato, sia nel caso in cui pensavano di avere bevuto alcol, sia in quello in cui credevano di aver assunto una bevanda non alcolica. Allo stesso modo anche altri aspetti del comportamento sembravano dovuti più a ciò che ritenevano di aver bevuto che non alla sostanza che avevano realmente consumato.
Sia gli alcolisti che i social drinkers bevevano di più nel caso in cui pensavano di avere a disposizione dell’alcol (anche se in realtà assumevano acqua tonica) rispetto a quando ritenevano di stare bevendo una bevanda non alcolica. I sintomi dell’astinenza manifestati dagli alcolisti diminuivano quando essi ritenevano di aver ingerito alcol (anche se stavano in realtà bevendo una bibita non alcolica) e persistevano invece nel caso in cui pensavano di aver ingerito dell’acqua tonica (anche se in realtà si trattava di alcol).
I livelli di ansia dei soggetti maschi si modificavano (diminuendo nel primo caso e accentuandosi nel secondo) in rapporto a ciò che pensavano di aver bevuto, indipendentemente da ciò che avevano effettivamente assunto. Gli uomini diventavano più aggressivi quando pensavano di aver bevuto degli alcolici rispetto a quando pensavano di aver assunto degli analcolici e sia gli uomini che le donne si sentivano sessualmente più disponibili nel caso in cui ritenevano di aver bevuto degli alcolici.
Contrariamente al senso comune, dunque, credenze, aspettative e desideri influiscono sugli effetti di ciò che assumiamo. Ciò vale anche per medicine, veleni, droghe in generale. Anche per il cibo. Non esiste un effetto di una sostanza scisso dalle aspettative che abbiamo su di essa. Se non ci credete, provate a somministrare un cibo poco appetibile secondo la nostra cultura spacciandolo per un cibo appetibile: ad esempio dei vermi. Se chi mangia non è consapevole di ciò che sta mangiando, la sua reazione sarà del tutto diversa rispetto a quando ne sarà consapevole. E la differenza si manifesterà talvolta in reazioni spettacolarmente inconsuete.
Fonti:
Ravenna, M., 1993, Adolescenti e droga, Il Mulino, Bologna, pp. 31-32.
Marlatt, G.A. e Rohsenow, DJ, 1981, “The think-drink effect”, Psychology Today, 93, pp. 60-69.