La profezia che si autoadempie, definita dal sociologo Robert Merton come “una supposizione o profezia che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità” è un meccanismo sociologico estremanente pervasivo e la sua azione è rinvenibile in ogni ambito della vita quotidiana, perfino in uno insospettabile come l’amore.
Il noto psicologo Paul Watzlawick cita al riguardo una strategia adottata dai sensali di matrimonio nei secoli scorsi (“Le profezie che si autodeterminano” in AA.VV., La realtà inventata, Feltrinelli, p. 90)
Si ricordi…il ben noto procedimento dei sensali di matrimoni di un tempo in ambiti culturali patriarcali, ai quali toccava l’ingrato compito di suscitare l’interesse reciproco in due giovani che magari non ne volevano sapere l’uno dell’altro, ma che erano stati destinati al matrimonio dalle loro famiglie per ragioni economiche, sociali, o per altri motivi impersonali. Il sensale di matrimoni procedeva perlopiù in questo modo: dapprima si incontrava a quattr’occhi con il giovane chiedendogli se aveva già notato se la ragazza di nascosto l’osservava in continuazione. Analogamente diceva alla ragazza che il ragazzo la guardava di continuo non appena lei voltava gli occhi. Questa profezia, spacciata come fatto, spesso non tardava ad avverarsi.
La seguente storiella è un esempio di questa tattica:
Nel 1974, in occasione di una delle sue innumerevoli visite di mediazione a Gerusalemme, il segretario di stato americano Kissinger, dopo una passeggiata serale, ritorna al suo albergo. Un giovane israeliano gli rivolge la parola presentandosi come studioso di economia politica disoccupato e prega Kissinger di aiutarlo a trovare un posto di lavoro facendo appello alle sue numerose conoscenze. A Kissinger il postulante piace e gli chiede se ha voglia di diventare vicepresidente della banca di Israele. Naturalmente il giovane pensa che Kissinger si voglia prendere gioco di lui, ma questi gli assicura molto seriamente che farà di tutto per mandare in porto la faccenda. Il giorno dopo, Kissinger telefona al barone Rothschild a Parigi: “Ho qui un giovane in gamba uno studioso di economia politica molto dotato, diventerà prossimamente vicepresidente della Banca di Israele. Deve assolutamente conoscerlo. Sarebbe un marito d’oro per sua figlia”. Rothschild brontola qualcosa che non sembra un rifiuto completo, al che Kissinger chiama immediatamente il governatore della Banca di Israele dicendogli: “Ho qui un giovane esperto di economia, un ragazzo brillante, proprio il tipo che andrebbe bene come vicepresidente della sua Banca e, soprattutto, si immagini, è il futuro genero del barone Rothschild.
Questo meccanismo è ripreso abilmente in Molto rumore per nulla di William Shakespeare (che ho già citato nel post precedente per il suo contributo alla psicologia della vecchiaia). Qui i due protagonisti, Benedetto e Beatrice, sembrano inizialmente odiarsi a vicenda, ma tutto cambia quando amici e servitori decidono di fare loro uno scherzo. Benedetto apprende così che, in realtà, Beatrice lo adora fino allo sfinimento; Beatrice apprende la stessa cosa sul conto di Benedetto. I due finiscono con l’innamorarsi e la “profezia” dei burloni – i due si innamoreranno – diventa realtà.
Consultando Shakespeare e la vita, si è tentati talvolta di concludere che alcune persone non si innamorerebbero se non sapessero di essere oggetto dell’amore altrui. Per dirla con Francois de La Rochefoucauld: «Ci sono persone che non si sarebbero mai innamorate se non avessero mai sentito parlare dell’amore».