Sebbene il senso comune ritenga che siano le emozioni a generare le espressioni e i comportamenti – ad esempio, siamo felici e dunque sorridiamo – la filosofia e la psicologia ci insegnano che può essere vero anche il contrario: possiamo, cioè, essere felici se sorridiamo. L’influenza che le espressioni possono avere sulle emozioni è nota da secoli.
Nel Pensiero 233, il filosofo francese Pascal afferma che si può suscitare la fede in un individuo, se questo individuo si comporta come se credesse, ad esempio pregando, bagnandosi con l’acqua santa, andando a messa ecc.
Ovidio diceva la stessa cosa nella sua Arte di amare: «Devi fare la parte dell’innamorato e colle parole fingere la ferita amorosa […] Spesso però s’è dato che il simulatore cominciasse a essere innamorato davvero, spesso è stato quel che in principio aveva finto di essere».
In un esperimento, alcuni ricercatori chiesero a tre gruppi di uomini di pedalare su una cyclette fino a sudare copiosamente. Poi, assegnarono ai soggetti il compito di guardare un film erotico e di riferire quale fosse il loro livello di eccitazione sessuale. I soggetti del primo gruppo guardarono il film ed espressero il loro giudizio molto tempo dopo l’allenamento. I soggetti del secondo gruppo guardarono il film subito dopo la pedalata. In entrambi i casi, l’eccitazione fisica fu appaiata all’allenamento e l’eccitazione dovuta alle immagini erotiche con i pensieri erotici. L’ultimo gruppo, invece, guardò il film un po’ di tempo dopo l’allenamento. Durante la proiezione i soggetti erano ancora fisicamente eccitati per l’allenamento, ma non se ne rendevano conto. Quindi, appaiavano l’eccitazione da allenamento e quella del film imputandole entrambe a pensieri erotici. Di conseguenza, pensavano di essere più eccitati degli altri gruppi (Fine C. 2006. Gli inganni della mente. Milano: Mondadori, p. 39).
L’effetto delle espressioni sulle emozioni appare più efficacemente nella chirurgia estetica. Le conseguenze nocive degli interventi di chirurgia estetica vanno
dal dolore cronico dopo l’intervento a numerose infezioni fino alla riduzione – per quanto riguarda i trattamenti antirughe con il botulino – non solo della possibilità di esprimere le emozioni con il volto, ma anche di sentire quelle stesse emozioni. Il botulino è, infatti, a tutti gli effetti una tossina che paralizza i muscoli facciali con l’effetto estetico e visibile di distendere le rughe del volto. Ma le espressioni facciali non sono soltanto la manifestazione esterna di stati emotivi interni: esse possono infatti influenzare e modulare quegli stessi stati affettivi; per tale ragione la difficoltà a esprimere un’emozione facciale per via di questa paralisi muscolare indotta dal botulino può influire, diminuendola, perfino l’intensità psicologica della percezione dell’emozione (Pacilli, M. G., 2014, Quando le persone diventano cose. Corpi e genere come uniche dimensioni di umanità, Il Mulino, Bologna, p. 77).
Queste interessanti osservazioni hanno il loro corrispettivo classico in un noto testo dello psicologo americano William James, What is an Emotion? (1884). Prima o poi tradurrò questo interessantissimo, sebbene controverso, articolo, generatore di una prospettiva nuovissima sui rapporti tra emozioni e comportamenti.