Una delle credenze più diffuse ed errate è che le papille gustative sono specializzate in base alla loro collocazione. In altre parole, non potremmo sentire gli stessi sapori in tutti i punti della lingua. Alcune papille percepirebbero solo il dolce, altre solo il salato e così via. Questa interpretazione è stata smentita da numerosi studi compiuti già negli anni Settanta ed è falsificabile da ognuno di noi in base a un semplice esperimento. Secondo la tesi della specializzazione, ad esempio, la punta della lingua sarebbe deputata a percepire solamente il dolce, ma basta porre una sostanza salata su di essa per rendersi conto di quanto ciò sia sbagliato. Qual è allora l’origine di questa credenza così radicata? Come osservano le psicologhe Mara Bellati e Martine Vallarino,
la teoria della mappa dei sapori sembrerebbe nata dalla traduzione errata di un articolo tedesco degli inizi dello scorso secolo. Nel 1901 usciva Zur Psychophysik des Geschmackssinnes di David P. Hänig, che rilevò piccole differenze nella soglia di percezione dei sapori in differenti regioni della lingua. Successivamente, un influente psicologo di Harvard, Edwin Boring, tradusse il testo in inglese: nella sua versione però non si affermava che la lingua umana avesse zone di sensibilità relative ai gusti, ma al contrario che certe zone avvertivano solamente determinati gusti in modo specializzato. L’articolo originario riportava anche un diagramma di come la distribuzione delle papille sulla superficie della lingua formi una sorta di “cintura gustativa”, ciò però voleva solo dire che la maggior parte delle papille gustative è concentrata sui bordi della stessa, lasciando la zona centrale quasi priva di recettori, ma non del tutto. In seguito, oltre a quella di Boring, altre traduzioni fantasiose hanno introdotto nell’opinione comune e nella maggior parte dei libri scolastici la falsa credenza che la lingua sia divisa in zone dalle funzioni differenti e specifiche.
In sintesi, non vi è una rigida specializzazione delle papille gustative relativa al riconoscimento dei sapori, anche se, continuano le due psicologhe, «le soglie di risposta a un determinato sapore sono più basse in alcuni punti piuttosto che in altri». Eppure, molti manuali, anche scolastici, continuano a propagare questa falsa credenza. Nata da un banale errore di traduzione.
Fonti:
Hrala, J., “How a Mistranslation Made You Think Your Tongue Had ‘Taste Zones’”, in Science Alert, 04/03/2016.
Munger, S. D., “That neat and tidy map of tastes on the tongue you learned in school is all wrong”, in The Conversation, 07/07/2015.
Bellati, M., Vallarino, M., 2019, Psicologia del gusto, Carocci, Roma, pp. 11-12.